IL CARDINALE ANGELO SCOLA INCONTRA LA SCUOLA

Il giorno 22 gennaio alle ore 18:30 il cardinale Angelo Scola ha incontrato nel duomo di Milano le scuole statali, le scuole paritarie e le associazioni scolastiche a ispirazione cristiana di Milano e provincia.
Don Michele di Tolve, responsabile del servizio per la pastorale scolastica e del servizio per l’insegnamento della R.C., ha introdotto per un breve saluto, prima il Vicario episcopale Monsignor Pierantonio Tremolada che ha auspicato un confronto fra tutti per sentirsi più uniti nell’accompagnare in modo costruttivo le nuove generazioni, poi il Direttore generale dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia Francesco De Santis che ha sottolineato l’importanza dell’attenzione della Chiesa per la scuola statale e paritaria e ha dichiara la disponibilità a riflettere sulle risposte del Cardinale.
Sono seguite la lettura di Don Fabio Landi di un passo del documento conciliare “Gravissimum educationis” sulla missione della scuola e sulla vocazione degli educatori, e la lettura di Don Gian Battista Rota del capitolo 6 del libro del Siracide (vv.18-37) sulla ricerca della sapienza, della saggezza e sull’importanza dell’ascolto della parola di Dio.
Subito dopo Don Michele, nel duomo gremito di docenti, dirigenti e genitori, e in un silenzio composto e carico di aspettative, ha chiamato i rappresentanti delle associazioni a leggere le sei domande all’arcivescovo su tematiche educative, religiose e pedagogiche.
È il momento delle risposte!
Il cardinale esordisce affermando che non ha ricette risolutive per le questioni poste, ma può esplicitare come sente e vive i problemi essendo educatore, in quanto la Chiesa è un soggetto educativo. Per dar voce alle risposte parte da una importante citazione di J. Maritain, tratta dal libro “Per una filosofia dell’ educazione” , secondo il quale la cosa più importante non è l’educazione e nemmeno l’insegnamento, ma l’esperienza, frutto della sofferenza e della memoria attraverso la quale avviene la formazione, e che non può essere insegnata in nessuna scuola e in nessun corso ”.
E’ importante, spiega l’Arcivescovo, la forza dell’esperienza, la cui azione ci porta fuori da noi stessi e ci fa incontrare e scontrare con l’altro, ponendo come basi il proprio “io- in- relazione”, che è composto di presente, di futuro, di modalità con cui si affronta la società dove si mette in campo la propria persona nella sua interezza.
L’educazione diventa, così, un’arte che nasce dall’esperienza di vita dell’essere umano da realizzare con un’alleanza fra tutte le componenti educative scolastiche ed extrascolastiche per evitare le difficoltà e per superare la frammentazione del soggetto che insegna e del soggetto che impara. Occorre, pertanto, partire dalla visione unitaria dello studente ed educarlo alla sintesi esistenziale in un contesto unitario e comunitario.
Prima di dare bisogna “ essere” e “conoscersi” per cui l’educatore deve chiedersi con quale tipologia di “io” vuole identificarsi in ambito educativo. È auspicabile, suggerisce, il Cardinale, l’acquisizione consapevole di un io – in – relazione per imparare il principio sintetico di interpretazione reale che consente la crescita della persona umana. L’io porta alla Comunità educante, terreno dell’alleanza educativa, a cui partecipano tutti i docenti, i genitori, gli alunni.
L’alleanza educativa permette un incontro di libertà tra docenti e studenti che affrontano l’affascinante avventura del reale nella sua profondità, a partire dal dono della presenza di Gesù Cristo e dall’appartenenza ai principi evangelici. Cristo diventa il principio esistenziale concreto che svela la presenza di Dio e infonde, in modo trasversale, le azioni del genitore, dell’educatore e dei ragazzi, esaltandone il senso di appartenenza.
Alla seconda domanda sul dialogo interculturale e l’attenzione ai bisogni dei più deboli, Sua Eminenza ha messo l’accento sull’apertura del cuore degli uomini che deve essere a 360°, dato per assodato quanto specificato ampiamente nella prima domanda sulla funzione della comunità educante.
In un’ottica interculturale lo studente, di conseguenza, deve essere considerato una risorsa e un fattore di crescita per la classe e per il docente. Questi deve essere ricettivo al cambiamento, deve mettersi in gioco e porsi col cuore aperto, affinché l’incontro con lo studente sia un’incontro di libertà reciproca e di approccio globale che evitano lo scivolamento verso la visione della frammentazione dei saperi e dell’alunno.
La scuola nel contempo dovrà compiere scelte che indirizzino verso l’integralità della persona e l’interdisciplinarietà dell’insegnamento , affinché i più deboli possano trovare la valorizzazione delle loro potenzialità attraverso la personalizzazione e l’ integrazione.
Nella terza domanda sulla comprensione positiva del Cristianesimo nei contesti culturali non cattolici, il Cardinale specifica che oggi la società è caratterizzata da pluralità dove convivono più religioni. In tale contesto l’insegnante di R. C. non si deve concepire come singolo, ma viversi come io- in – relazione comunitaria con tutti e vivere un’appartenenza religiosa grata e consapevole, fatta di persone, di pensiero di Cristo e di disponibilità a mettersi in gioco e portare con convinzione la propria testimonianza in ogni occasione della sua vita e in ogni ambiente scolastico e non. Egli, in ambito sociale e scolastico, deve avere capacità e disponibilità a portare nell’insegnamento non solo gli elementi del cristianesimo, ma anche le implicazioni antropologiche e sociali per capire ed educare chi apprende.
Nell’opera del ministero religioso far emergere le implicazioni permette di dialogare con tutte le religioni e il dialogo porta alla fecondazione delle idee e del confronto partecipato. Nella scuola, l’insegnante, dunque, esaltando il concetto di dialogo, di libertà e di implicazione esistenziale comunitaria, può favorire l’apertura del ragazzo al senso della vita, anche attraverso l’insegnamento della propria materia. E ciò dà gioia, significato e senso all’insegnamento.
Nella quarta domanda, letta dal rappresentante delle associazioni ecclesiali dei docenti e dirigenti, il Cardinale ha dichiarato di non potere entrare nello specifico delle tante questioni relative alla funzionalità e alla qualità della scuola, ma si sarebbe cimentato nel cuore delle tematiche e nelle radici dell’io che ha esigenza di stare insieme agli altri e condividerne il compito educativo, elemento basilare per la nascita delle associazioni dei docenti, dei dirigenti e dei genitori, il cui punto di partenza deve essere rappresentato dalla visione unitaria del soggetto che apprende.
Le associazioni, nate nella Chiesa o ispirate ai principi cristiani, in prima istanza, devono affrontare i bisogni specifici della categoria, ascoltare le esperienze del loro percorso e le loro difficoltà per tentare, in seguito, di dare risposte in una dimensione comunitaria associativa e interassociativa. Ne consegue la necessità di dialogo, di alleanze educative, di comune e unitario percorso pedagogico – didattico che deve caratterizzare le associazioni e far vivere, dentro e fuori, la dimensione comunitaria. Ciò contribuirà ad evitare la frammentazione dell’insegnamento e dei saperi, derivata dalla complessità della società.
Ogni singola persona deve impegnarsi, protendersi verso l’altro nel percorso educativo e mettere in campo la propria esperienza per donarla agli altri, poiché “la vita viene destata e accesa solo dalla vita” e per la vita lo studente deve essere educato ed aiutato a trovare se stesso e la strada verso Dio, che è elemento imprescindibile per un’educazione integrale, completa e universale.
La quinta domanda, sul ruolo del genitore cattolico, suscita una risposta ovvia, quasi consequenziale, in quanto non può esserci alcuna differenza nel ruolo, nei comportamenti e nella presa di posizioni educative dei genitori cristiani sia che agiscano nella scuola cattolica sia in quella statale. Il punto di riferimento educativo per un genitore deve incentrarsi nell’insegnare ai propri figli ad amare la libertà che non significa non correggere gli atteggiamenti errati, o lasciare i figli in balia a se stessi, ma vuol dire comunicare, riflettere insieme, condividere con loro la realtà, accompagnandoli con amore nel processo di crescita.
L’ultima domanda, formulata dal rappresentante dei gestori delle scuole pubbliche paritarie e cattoliche e di ispirazione cristiana, pone l’attenzione sulla responsabilità della famiglia il cui diritto non è ancora formalmente garantito e sul ruolo della Chiesa. Il Cardinale, pur costatando l’esistenza dell’anomalia del diritto nella responsabilità educativa della famiglia, sprona i convenuti a fare sacrifici perché la libertà di educazione diventi libertà effettiva e incita a mantenere il principio di sussidiarietà tra le varie scuole, le quali devono offrire qualità adeguata, offerta formativa e affermare la propria libertà come scuola in cui ogni ente esercita le proprie competenze nel rispetto dei ruoli reciproci e in un’ottica collaborativa in cui la presenza di tutti diventa un segno di speranza.
Sua Eminenza conclude le risposte invitando tutti ad applicare il metodo pedagogico dove il tutto viene prima della parte.
Prima della conclusione, don Michele di Tolve informa che, in preparazione della festa della scuola italiana con Papa Francesco, in programma in Vaticano il 10 maggio, si terranno degli incontri nelle zone pastorali con le associazioni degli insegnanti, dei genitori e con le scuole.
La recita del Padre Nostro e la benedizione del Cardinale ai convenuti ha rappresentato l’apoteosi di un incontro tra credenti e ricercatori della parola di Dio che si sono ritrovati per volontà e ispirazione divina poiché i tempi sono maturi : Chiesa e scuola, con grande sinergia, guardano con grande interesse al loro rinnovamento e all’azione concreta nel territorio.
La Chiesa, oggi, è per la scuola perché ha sposato il progetto di una formazione integrale e armonica dell’ “io in relazione”, i cui cardini essenziali abbracciano i concetti di alleanza educativa, sussidiarietà, senso di appartenenza, innovazione, dialogo, apertura totale del cuore, religiosità e apprendimento continuo (lifelong learning). In quest’ottica la Chiesa vuole far sentire, intenzionalmente e per ispirazione divina, la propria vicinanza agli insegnanti e ai genitori, consapevole della responsabilità della comunità cristiana nella società civile.
Questo è il messaggio forte, suggerito dalle parole ispirate del Cardinale Scola e dal quale tutta la scuola deve iniziare a riflettere per attuare un coerente e progressivo rinnovamento, indispensabile nell’attuale società complessa, globalizzata e digitalizzata.

Emanuele Verdura
Presidente provinciale AIMC Milano Monza

IL CARDINALE ANGELO SCOLA INCONTRA LA SCUOLAultima modifica: 2014-02-04T10:35:45+01:00da aimc-milano
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