Laicità scolastica e simboli religiosi: un problema aperto

Diapositiva1.JPGPubblichiamo, a cura di Laura Meardi, Sgretaria provinciale AIMC, una sintesi dell’incontro che si é svolto presso Associazione “Città dell’uomo”, voluta da Giuseppe Lazzati – Largo Corsia dei Servi, 4 a Milano lo scorso 17 febbraio.

La riflessione su Laicità scolastica e simboli religiosi si riduce ad ambiti di discussione ristretti in cui  é possibile affrontare la tematica  in modo pacato e argomentato. L’incontro ha avuto proprio questo scopo, offrendo un contributo di conoscenza e di confronto.

L’introduzione del prof. Luciano Caimi, Presidente Associazione “Citta dell’Uomo” ha posto in luce le argomentazioni che si confrontano sull’esposizione del Crocifisoo nelle aule scolastiche.

Le argomentazioni a favore ( sostenute anche da ambienti laici) sottolineano che:

  • è simbolo delle prevalenza dell’amore sul potere;
  • della sofferenza umana;
  • è pertanto un simbolo universale;
  • è segno secolare rappresentativo dell’identità nazionale;
  • è simbolo identitario.

 

Le ragioni di coloro che invece si oppongono alla sua esposizione ritengono che

  • vadano azzerati tutti i simboli per rispetto a tutte le Religioni, oppure si espongano i simboli di tutte le Religioni
  • è segno di carattere prevalentemente, se non esclusivamente, religioso

 

Il prof. Luciano Pazzaglia, Unìversità Cattolica, cofondatore Associazione “Città dell’uomo”, ha affrontato l’argomento dal punto di vista storico delineando come il passaggio dallo Statuto Albertino del 1848 in cui la Religione Cattolica era Religione dello Stato alla Costituzione della Repubblica Italiana abbia comportato una visione più laica nei confronti della Religione Cattolica. Pur non comparendo all’interno del testo costituzionale il termine laicità, tuttavia è presente come dimensione imprescindibile con particolare riferimento agli articoli 3 uguaglianza dei cittadini senza distinzioni;  7 rapporti tra Stato e Chiesa Cattolica riconosciuti ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani – riferimento ai Patti lateranensi; 8 libertà delle diverse Confessioni religiose; 19 diritto alla professione e alla propaganda religiosa; 20 non ci sono limitazioni legislativi e gravami fiscali a causa di carattere ecclesiastico o fine di religione o di culto di associazioni o istituzioni.

Occorre per questo, ha sollecitato il prof. Pazzaglia, a tenere sempre viva e presente la lettura della Carta Costituzionale a scuola facendola diventare un testo di riferimento e di riflessione per una critica educazione alla cittadinanza attiva.

In questo escursus storico bisogna sicuramente far riferimento alla normativa recente  con particolare riferimento al Concordato del 1984 e il relativo Protocollo addizionale di revisione dei Patti lateranensi 1929.

Un importante pronunciamento del Consiglio di Stato nel 1989 in risposta a un ricorso ha ribadito che Stato non può più dirsi confessionale, tuttavia lo Stato non è indifferente, non discrimina in relazione all’istanza religiosa o atea, ma salvaguarda la coscienza di ciascuna persona e  cittadino in regime di laicità. In ragione di questa precisazione il termine laicità non vuole dire espulsione dei simboli religiosi.

Certamente la via di soluzione del contrasto è certamente quella dell’integrazione, dell’armonizzazione delle varie Confessioni religiose nel nostro Paese.

 

Il dott. Giuseppe Bonelli, Dirigente Ufficio scolastico provinciale di Lodi da canto suo ha voluto sottolineare che solo il Crocifisso è entrato tra le norme scolastiche, mentre altri simboli quali il presepio, il velo, le diete e il Ramdan non trovano una rilevanza giuridica.

Legittimità dell’esposizione del Crocifisso, in rapporto alla diversa sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che dice no ai crocefissi in classe (3/11/2009)

Vanno rilette l’Ordinanza Consiglio di Stato 13/12/2004 e la Sentenza Consiglio di Stato 13/2/2006, integrandoli con le sentenze del Tar del Veneto.

Inoltre non vanno dimenticati i riferimenti normativi storici con particolare riferimento al Regio decreto del 1928, art. 119 tab. C, e del 1924, art. 118, che indicano con puntualità i simboli che devono essere esposti  nelle aule.

Inoltre il dott. Bonelli in relazione al Testo unico Decreto Legislativo 297/94, ha richiamato

le competenze di Comuni e Province sugli arredi delle aule per i vari ordini di scuola.

Il Ministero dell’Istruzione ha emanato la Nota prot. n 2667 del 3/10/02 di richiamo alla visibilità dei simboli. Nel rispetto delle varie Religioni c’è stato un importante approfondimento, voluto dal Ministro Moratti, con sottolineatura sull’aspetto educativo del Crocifisso.

Va ribadito che per le scuole vale il riferimento all’Autonomia scolastica, a norma del Titolo V della Costituzione, art. 117; in particolare è sempre il  P.O.F. (DPR 275/99 art. 3), documento elaborato con la partecipazione di tutte le componenti, ha delineare l’identità e la progettualità della scuola dal punto di vista curricolare, extracurricolare e educativo. Anche se il POF fatica ad essere condiviso fra docenti e genitori, nella migliore delle ipotesi è sottoscritto almeno formalmente, tuttavia rimane un ambito in cui prima o poi si dovrà arrivare a specificare alcune scelte per esempio in riferimento anche agli altri simboli rimasti esclusi dalle norme.

Il dott. Bonelli ha precisato che non si vogliono scaricare le decisioni sulle singole scuole, però è vero che ciò che non è normato, va gestito in situazione con il contributo di riflessione di tutti, così come le diete chiamate etniche, anche queste sono simboli religiosi. Anche in questo caso vale l’approccio educativo.

 

La prof.ssa  Milena Santerini, Comunità di Sant’Egidio, ordinario di Pedagogia presso l’Università Cattolica ha sottolineato come la scelta possibile sia la scelta di collocarsi nell’ambito dell’approccio interculturale.

In ogni contesto ci sono diversità, anche in ogni famiglia, siamo in una società pluralista anche senza far riferimento agli immigrati. Per questo occorre ribadire la contrarietà alle forme di separazione, di relativismo culturale, di culturalismo come enfasi delle differenze culturale.

Nella situazione attuale occorre avere prudenza verso approcci che si basano sulle storie e tradizioni dei paesi di origine. È un approccio che rischia di essere incomprensibile dai ragazzini e ragazzine di genitori stranieri che ormai sono nati in stragrande maggioranza in Italia e non hanno interesse e conoscenza per aspetti specifici dei Paesi di origine delle loro famiglie. Diversamente le diversità vanno viste con l’intento di perseguire l’obiettivo comune di integrarle in un nucleo forte di valori condivisi.

La richiesta di riconoscimento dei simboli religiosi emerge come esigenza di persone che hanno un percorso di immigrazione già stabilizzata, diversamente da quella di primo arrivo e  iniziale per la quale le priorità sono quelle più di tipo materiale e immediato. Infatti l’immigrazione affermata chiede di trovarsi bene nel Paese in cui è, di sentirsi a casa propria.

Si può arrivare a risolvere i problemi di esposizione di simboli, di diete, di festività senza destabilizzare il sistema. Il velo, ad esempio, ha un significato vario, è polisemico. Agiamo non tanto normativamente ma educativamente e se agiamo sul velo, agiamo anche sulle veline, sulle velate e sulle troppo svelate.

Ci sono genitori di religione islamica che fanno rispettare il digiuno del Ramadan ai propri figli in età di scuola primaria anche se ciò non è richiesto neppure dal Corano. Al di là di prese di posizione come se volessero violare i diritti dei bambini alla salute e di incomprensioni, la via migliore è quella educativa del dialogo, magari facendosi aiutare da un Iman che guidi le famiglie islamiche a conoscere davvero le prescrizioni religiose. Da noi in Quaresima, un tempo usavano i “fioretti”, anche riferiti al cibo.

La missione educativa richiede alla scuola di essere luogo della mediazione, rendendo possibili soluzioni educative.

Occorre sottolineare inoltre che la fede non è scissa dalla cultura, la fede se vissuta si fa cultura (Concilio Vaticano II), si innesta dinamicamente nel popolo e lo trasforma. Così come la laicità non è il laicismo, l’importante è spiegare i simboli religiosi e dialogare su essi.

 

Il prof. Sergio De Carli, insegnante Religione, ha evidenziato che l’età media degli insegnanti è di 50 anni, sono demotivati e faticano ad impegnarsi sulle linee educative del in POF da discutere e da condividere.

I Dirigenti, d’altra parte, sono assorti negli aspetti amministrativi e faticano loro malgrado a mettersi in gioco.

Le prese di posizione univoche, anche sull’esposizione del Crocifisso perché è dovuto per norma, non hanno reali effetti.

Va ribadito che la laicità è un concetto inclusivo e la realtà non è una tabula rasa, ma c’è una storia da cui si parte e in Italia il Crocifisso fa parte della storia del Paese.

In Italia è presente una certa paura della cultura religiosa che si accompagna ad una forte superficialità voluta dai media. La scuola deve valorizzare la cultura religiosa per rendere maggiormente consapevoli gli alunni dei valori e della ragioni che veicola il Crocifisso.

Purtroppo in questo non aiuta una diversa valorizzazione dell’Ora alternativa che è lasciata come ora non qualificata e ormai anche svilita da tutti i problemi economici delle scuole.

C’è in realtà nostalgia di senso. La scuola deve recuperare la capacità di dare senso alle cose, deve aiutare gli studenti a trovare il senso, non indicarlo, ma aiutare a trovarlo.

Se parlare di valori rischia di essere moralismo, l’unica alternativa possibile non può essere il non parlarne.

 

 

Documentazione.

 

“Ritenuto che, con ordinanza emessa il 14 gennaio 2004, pervenuta a questa Corte il 20 aprile 2004, il Tribunale amministrativo regionale per il Veneto, nel corso di un giudizio per l’impugnazione di una deliberazione del consiglio di istituto di una scuola, ha sollevato questione di legittimità costituzionale, in riferimento al principio di laicità dello Stato, e, “comunque”, agli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, degli artt. 159 e 190 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), “come specificati”, rispettivamente, dall’art. 119 (e tabella C allegata) del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297 (Approvazione del regolamento generale sui servizi dell’istruzione elementare), e dall’art. 118 del r.d. 30 aprile 1924, n. 965 (Ordinamento interno delle Giunte e dei Regi istituti di istruzione media), “nella parte in cui includono il Crocifisso tra gli arredi delle aule scolastiche”, nonché dell’art. 676 del medesimo d.lgs. n. 297 del 1994 “nella parte in cui conferma la vigenza delle disposizioni” di cui ai predetti art. 119 (e tabella C allegata) del r.d. n. 1297 del 1928 e art. 118 del r.d. n. 965 del 1924;”

 

Con l’ordinanza del 13 dicembre, la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile l’eccezione di legittimità costituzionale sollevata dal TAR del Veneto di disposizioni contenute nel D.Lgs. 16/4/1994 n. 297 – “come specificate” dall’art. 119 del R.D. 26/4/1928 n. 1297 e dall’art. 118 del R.D. 30/4/1924 n. 965 – sollevata “in riferimento al principio di laicità dello Stato e comunque agli artt. 2,3,7,18,19 e 20 della Costituzione”.

 

http://www.olir.it/areetematiche/75/documents/Pasquali_tar_veneto.pdf

13 dic 2004 nel 1989. 6. , un anno dopo il pronunciamento del massimo organo di giustizia amministrativa . …. contrasto la laicità dello stato, nel nucleo costituito da …. e sviluppa l’indirizzo esegetico del consiglio di stato, 609 ss.; J. LUTHER, La croce della democrazia (prime riflessioni su una

 

 

Pellegrinaggio per l’ostensione 2010 della Sacra Sindone

L’Associazione Amici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Associazione Opera della Regalità di N.S.G.C. – Milano, propongono dal 17 maggio (cena) al 19 maggio (pranzo) un pellegrinaggio alla Santa Sindone.

Informazioni e iscrizioni:

Associazione Opera della Regalità di N.S.G.C. – via L. Necchi, 2 – 20123 Milano – tel. 02 8050.9605 – fax 02 8050.9605 – e-mail: opera.regalita@tiscali.it – oppure Associazione Amici dell’Università Cattolica – Via S.Valeria, 1 – 20123 Milano – tel. 02 7234.2824 – fax 02 7234.5494 – e-mail: pr.toniolo@unicatt.it.


Programma: PELLEGRINAGGIO-1.doc

 

Laicità scolastica e simboli religiosi: un problema aperto

Diapositiva1.JPGSegnaliamo l’invito dell’Associazione Città dell’Uomo, fondata da Giuseppe Lazzati che in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio (MIlano) organizza presso la Fondazione “Giuseppe Lazzati” – L.go Corsia dei servi, n. 4 a Milano, Mercoledì 17 febbraio dalle ore 18.00 alle ore 20.00, l’incontro dal titolo: “Laicità scolastica e simboli religiosi: un problema aperto

L’incontro, dove interverranno Luciano Caimi, Luciano Pazzaglia, Giuseppe Bonelli, Milena Santerini, Sergio De Carli, pone l’attenzione su un tema rilevante che in questi ultimi mesi ha sollecitato molti interventi da parte della massime Autorità del Stato Italiano e dell’opinione pubblica.

In allegato il programma dettagliato

laicità scolastica vol.pdf