Educare: bene prezioso della società

Nell’abito del Convegno “Educare: bene prezioso della società. Per un rinnovato impegno educativo di pastorale scolastica e per la parità scolastica nella regione Lombardia”, organizzato dalla Consulta di Pastorale scolastica della Regione Lombardia, sabato 13 febbraio 2009, presso il Centro Card. Schuster a Milano, Mons.  Diego Attilio Coletti, Presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università, Vescovo di Como, ha affrontato il tema a partire da tre versanti: culturale, politico ed ecclesiale.

 

Sul Versante culturale Mons. Coletti ha evidenziato due aspett:

a. Nell’idea di educazione e di persona si avverte la mancanza di una cultura aperta e capace di assumere la complessità. Ogni sforzo di chiarire e dare linee di orientamento viene interpretato come interesse particolare e racchiuso in una nicchia ristretta. In questo senso il documento che la Conferenza Episcopale Italiana sta preparando per il prossimo decennio dedicato all’educazione sarà occasione per  rilanciare una visione culturale diversa che superi l’interpretazione corrente tra visione illuministica ed efficientismo educativo.

b. L’altro aspetto rilevante è la definizioni su nuove basi interpretative del rapporto tra educazione scolastica statale e non statale, e ancora tra famiglia e stato, con l’obiettivo di superare la distinzione rigida tra pubblico e privato.  Su questo versante emerge la necessità di riformulare nuove basi culturali e lessicali nella consapevolezza che la scuola è servizio pubblico, ma la gestione può avere anche una base non statale. Infatti l’identificare il pubblico con lo statale è pericoloso perché riecheggia visioni di assetti statuali di tipo totalitario. Pensare, quindi, che tutto il pubblico debba essere statale è un pregiudizio, certamente indotto dai centri di orientamento della pubblica opinione, che non aiuta ad avviare una riflessione ragionata.

 

Versante politico

Sul versante politico, secondo il Vescovo di Como, il tema della parità è influenzato da resistenze ideologiche che non possono essere sottovalutate. E’ un clima molto diffuso nel mondo politico, nella compagine governativa e nel parlamento in cui emergono ampi settori refrattari a visioni più aperte.

Le questioni e le problematiche di ordine politico si stanno affrontando in più ambiti. In primo luogo è aperto un tavolo a cui siedono 5 rappresentanti del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica e 5 rappresentanti del MIUR. Inoltre il Ministro, con iniziativa autonoma, ha istituito con Decreto Ministeriale n. 17 dell’11 febbraio 2009, un gruppo di studio a supporto alla parità – Gruppo Parità –  coinvolgendo  anche scuole paritarie non cattoliche che ha elaborato un documento conclusivo in data 15 luglio 2009[1] con l’intento di sollecitare l’implementazione di una parità compiuta.

In ragione di quanto fatto, Mons. Coletti ha sottolineato che è improprio parlare sia di scuola privata che di scuola libera perché non possiamo indurre a pensare che vi sia una scuola non libera; inoltre dobbiamo smobilitare anche una certa idea di aggressività e di concorrenza tra scuola statale e scuola non statale.

Se non si supera da parte delle scuole cattoliche la spinta a salvaguardare solo le proprie autonomie, esaltando le specifiche identità, si finisce per indebolire le ragioni unitarie e di interlocuzione con il Ministero e con l’opinione pubblica. In questo senso occorre superare l’idea negativa che vede nella dimensione unitaria una diminuzione della significatività delle specifiche presenze educative proprie di ciascun carisma, per abbracciare il valore di un progetto unitario condiviso come ricchezza di comunione.

 

Versante ecclesiale

Sul versante ecclesiale occorre approfondire il rapporto tra comunità cristiana e scuola cattolica affinché quest’ultima sia considerata esperienza viva di comunità, non come iniziativa privata. Per questo nell’opinione pubblica va sostenuto il valore prezioso della scuola cattolica, come un bene aperto all’intera società senza che questa apertura sia vista come rischiosa per la significatività della autonomia ed identità della scuola cattolica stessa.

Va quindi sviluppata da parte della Chiesa locale una maggior vicinanza e condivisione con iniziative e strumenti unitari capaci di curare e presidiare l’opinione pubblica.

 

In ordine ad alcune sottolineature emerse dal dibattito Mons. Coletti ha voluto precisare che è opinione diffusa che lo Stato gode di un risparmio considerevole, ma tale risparmio non è segno di equità perché è dovere dello Stato assicurare anche alle scuola paritaria i fondi necessari per svolgere la sua funzione pubblica.

 

Anche il tema della libertà di educazione e della scuola libera va maggiormente approfondito perché il rischio è quello di pensare ad una libertà immaginaria, svuotata dei suoi contenuti e fini, raggiungendo così un approdo diverso e contrario.

 

L’educare è fondamentalmente racchiuso nell’umanità della relazione educativa che si discosta dall’idea di addomesticamento e di addestramento. Tuttavia oggi la situazione è drammatica perché si sta perdendo una comunicazione fondata sulla prossimità per essere sempre più legati ad una idea di relazione come scambio di beni e di servizi. Quando la prossimità muore, muore anche l’umanità stessa dell’incontro tra persone.[2]

 

Alla Comunità cristiana deve stare a cuore tutta la scuola perché ci sta a cuore tutto l’umano e ciò che dà senso all’umanità. Ci sta anche a cuore quella realtà che arricchisce la scuola statale di tutti che unisce tutti e tutta la comunità cristiana. Ci stanno a cuore i figli di tutti e per loro ci deve stare a cuore la qualità dell’educazione, la loro comunione e connessione con la comunità cristiana.

 


[1] Documento conclusivo dei lavori del Gruppo Parità costituito con D.M. n.17 dell’11 febbraio 2009 – 14_Gruppo parita.pdf

[2] Luigi Zoja, La morte del prossimo, Torino, 2009, Ed. Einaudi

 

 

Educare: bene prezioso della societàultima modifica: 2010-02-21T16:29:00+01:00da aimc-milano
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