Crocefisso nelle aule, Italia assolta

crocifisso01g.jpgPubblichiamo la rassegna stampa raccolta dalla rete sulla recente sentenza della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo sul tema dell’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche.


CORRIERE DELLA SERA 18 MARZO 2011

Soddisfatto il ministro Frattini: «Ha vinto il sentimento popolare dell’Europa»

Crocefisso nelle aule, Italia assolta.

La Corte europea per i diritti dell’uomo non ha accolto la tesi della violazione dei diritti umani

MILANO – L’Italia ha vinto la sua battaglia a Strasburgo: la Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo l’ha assolta dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. La decisione della Corte è stata approvata con 15 voti favorevoli e due contrari. I giudici hanno accettato la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocefisso nella aule scolastiche.

LA DENUNCIA – La Corte di Strasburgo si è pronunciata sul ricorso di una cittadina italiana di orgine finlandese, Soile Lautsi, che contestava la presenza del crocefisso nella scuola pubblica frequentata dal figlio ad Abano Terme, affermando che è un attentato alla libertà di coscienza e al diritto di ognuno a ricevere un’istruzione conforme alle proprie convinzioni. La sentenza di primo grado aveva suscitato proteste non solo da parte dei cattolici. L’84% degli intervistati in un sondaggio di qualche giorno fa, si diceva favorevole alla presenza del crocefisso nelle scuole.

«HA VINTO L’EUROPA» – «Accolgo con grande soddisfazione la decisione della Corte europea – ha commentato a caldo il ministro degli Esteri, Franco Frattini – Oggi ha vinto il sentimento popolare dell’Europa. Perchè la decisione interpreta soprattutto la voce dei cittadini in difesa dei propri valori e della propria identità. Mi auguro che dopo questo verdetto l’Europa torni ad affrontare con lo stesso coraggio il tema della tolleranza e della libertà religiosa».

BAGNASCO – La sentenza della Corte di Strasburgo secondo il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, è «una sentenza importante, di grande buon senso e di grande rispetto per quelle che sono le argomentazioni che sono state presentate dal governo italiano insieme ad un numero significativo di paesi europei che hanno condiviso questa posizione».


Testo della Sentenza definitiva

1. AVVENIRE 18 MARZO 2011

STRASBURGO
Crocifisso, Italia assolta
Santa Sede: sentenza storica
L’Italia ha vinto la sua battaglia a Strasburgo: la Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo l’ha assolta dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. La decisione della Corte è stata approvata con 15 voti favorevoli e due contrari. I giudici hanno accettato la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocefisso nella aule scolastiche.

La Santa Sede esprime “soddisfazione” per la sentenza della Corte Europea sulla esposizione del crocifisso nelle scuole. Si tratta, afferma il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi in una dichiarazione scritta, di una sentenza “assai impegnativa e che fa storia”.

La sentenza costituisce un punto di riferimento imprescindibile sulla questione della presenza dei simboli religiosi negli spazi pubblici in tutta Europa. Con la sentenza la Corte ha scritto la parola fine sul dossier del caso “Lautsi contro Italia”. Un procedimento approdato a Strasburgo il 27 luglio del 2006, quando l’avvocato Nicolò Paoletti presentò il ricorso con cui Soile Lautsi sosteneva che la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane costituiva una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo coscienza e senza interferenze da parte dello Stato, nonché una violazione della libertà di pensiero, coscienza e religione degli alunni. La prima sentenza della Corte ha dato sostanzialmente ragione alla signora Lautsi, scatenando un’ondata d’indignazione che ha preso anche la forma di decine e decine di lettere di protesta inviate a Strasburgo da semplici cittadini. «Ne abbiamo ricevute quasi duecento», ha riferito una fonte che ha chiesto di non essere citata.

Alcune contengono critiche alla sentenza, altre minacce ai giudici, altre ancora semplici farneticazioni. «Ma se nei primi mesi l’invio era, per così dire, fatto su base spontanea, da qualche mese c’è chi ha provveduto a organizzarlo», ha aggiunto la stessa fonte mostrando una lettera indirizzata al presidente della Corte in cui si denuncia «la profonda offesa arrecata dalla Corte» ai cattolici. Una sentenza contro la quale il governo italiano ha subito fatto ricorso, trovando tra l’altro il sostegno di altri dieci Paesi membri del Consiglio d’Europa (Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Principato di Monaco, Romania, Russia e San Marino) esplicitato il 30 giugno scorso in occasione della prima e unica udienza pubblica svoltasi nell’ambito del “processo” d’appello.


2. AVVENIRE 18 marzo 2011

CROCIFISSO
Le reazioni alla sentenza

PADRE LOMBARDI: SENTENZA CHE FA STORIA
«La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sull’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane è accolta con soddisfazione da parte della Santa Sede». Lo afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in una dichiarazione rilasciata oggi pomeriggio. Quella della corte di Strasburgo è «una sentenza assai impegnativa e che fa storia, come dimostra il risultato a cui è pervenuta la Grande Chambre al termine di un esame approfondito della questione. La Grande Chambre ha infatti capovolto sotto tutti i profili una sentenza di primo grado, adottata all’unanimità da una Camera della Corte, che aveva suscitato non solo il ricorso dello Stato italiano convenuto, ma anche l’appoggio ad esso di numerosi altri Stati europei, in misura finora mai avvenuta, e l’adesione di non poche organizzazioni non governative, espressione di un vasto sentire delle popolazioni».

Per padre Lombardi «si riconosce dunque, a un livello giuridico autorevolissimo e internazionale, che la cultura dei diritti dell’uomo non deve essere posta in contraddizione con i fondamenti religiosi della civiltà europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale».

Inoltre, la sentenza riconosce che, «secondo il principio di sussidiarietà, è doveroso garantire ad ogni Paese un margine di apprezzamento quanto al valore dei simboli religiosi nella propria storia culturale e identità nazionale e quanto al luogo della loro esposizione (come è stato del resto ribadito in questi giorni anche da sentenze di Corti supreme di alcuni Paesi europei)».

Se così non fosse, «in nome della libertà religiosa si tenderebbe paradossalmente invece a limitare o persino a negare questa libertà, finendo per escluderne dallo spazio pubblico ogni espressione. E così facendo si violerebbe la libertà stessa, oscurando le specifiche e legittime identità».

«La Corte – conclude padre Lombardi – dice quindi che l’esposizione del crocifisso non è indottrinamento, ma espressione dell’identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana. La nuova sentenza della Grande Chambre è benvenuta anche perchè contribuisce efficacemente a ristabilire la fiducia nella Corte europea dei diritti dell’uomo da parte di una gran parte degli europei, convinti e consapevoli del ruolo determinante dei valori cristiani nella loro propria storia, ma anche nella costruzione unitaria europea e nella sua cultura di diritto e di libertà».

BAGNASCO: AFFERMATA LA LIBERTÀ DELLA RELIGIONE
La sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifisso nelle scuole secondo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, «afferma la libertà della religione sia nel suo esercizio interiore sia in quello pubblico e quindi anche nei suoi simboli, soprattutto nel crocifisso che rappresenta valori ampiamente condivisi dalla cultura europea». Il cardinale è intervenuto sull’argomento a margine della Messa nella cattedrale di San Lorenzo dedicata al mondo del lavoro. «Si tratta – ha precisato Bagnasco – di una sentenza molto importante, di grande buon senso, di grande rispetto, di considerazione delle argomentazioni presentate dal governo italiano insieme a un numero significativo di Paesi europei. È un segno molto positivo e apprezzabile».

FRATTINI: HA VINTO IL SENTIMENTO POPOLARE
«Oggi ha vinto il sentimento popolare dell’Europa. Perché la decisione interpreta soprattutto la voce dei cittadini in difesa dei propri valori e della propria identità. Mi auguro che dopo questo verdetto l’Europa torni ad affrontare con lo stesso coraggio il tema della tolleranza e della libertà religiosa». Lo afferma in una nota il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che accoglie «con grande soddisfazione la decisione appena presa dalla Grande Camera della Corte europea per i diritti  dell’uomo di Strasburgo, di assolvere l’Italia dall’accusa di violazione di pensiero, convinzione e religione perl’esposizione del crocefisso nelle aule».

LA FAMIGLIA DEL RICORSO: SENTENZA CHE CI DELUDE
«Il pronunciamento di Strasburgo mi delude, molto, perchè la prima sentenza su questa vicenda era clamorosamente chiara». Così Massimo Albertin, il medico di Abano Terme che otto anni fa aveva iniziato con la moglie finlandese, Solile Lautsi, una battaglia legale contro il crocifisso nella scuola frequentata dai figli, commenta la sentenza con cui la Corte per i diritti dell’uomo ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo coscienza.

RAVASI: SIMBOLI VANNO AGGIUNTI, NON TOLTI
«Il crocifisso è un segno di civiltà anche se non lo si riconosce teologicamente, è uno dei grandi simboli dell’Occidente». Lo ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la presentazione in Vaticano dell’iniziativa “Il cortile dei gentili”, dedicata al dialogo con i non credenti.

Interpellato sulla sentenza della Corte per i diritti umani del Consiglio d’Europa sul crocifisso nelle scuole che verrà resa nota nelle prossime ore, il porporato ha  spiegato: «In generale non sono favorevole al principio della cancellazione e della sottrazione dei simboli, se in futuro ci saranno altre tradizioni religiose in Occidente altrettanto significative di quella cristiana, penso che valga il principio dell’addizione».

DI SEGNI, SIMBOLO CULTURALE? NON MI CI RICONOSCO
«La sentenza esprime una delle opinioni contrapposte in questa discussione. Nello specifico, ho sempre sostenuto una tesi differente da questa. La mia opinione personale è che nell’edificio pubblico ci deve essere spazio solo per simboli condivisi e non di una parte, anche se è rispettabile e di maggioranza. Ciò premesso, mi rendo conto della durezza polemica della questione e delle tradizioni e sensibilità della maggioranza cristiana del  nostro Paese, e non ho voluto mai farne una guerra direligione». È il commento a caldo del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, sulla sentenza della Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Quanto alla tesi sostenuta dal governo italiano nel suo ricorso, per Di Segni, «dire che il crocifisso è simbolo culturale è, a mio parere, mancargli di rispetto. E non mi ci riconosco come simbolo culturale».

GELMINI: GRANDE VITTORIA, SIMBOLO IRRINUNCIABILE
«Esprimo profonda soddisfazione per la sentenza della Corte di Strasburgo, un pronunciamento nel quale si riconosce la gran parte del popolo italiano. Si tratta di una grande vittoria per la difesa di un simbolo irrinunciabile della storia e dell’identità culturale del nostro Paese». Così il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.  «Il Crocifisso – dice il ministro – sintetizza i valori del Cristianesimo, i principi sui cui poggia la cultura europea e la stessa civiltà occidentale: il rispetto della dignità della persona umana e della sua libertà. È un simbolo dunque che non divide ma unisce e la sua presenza, anche nelle aule scolastiche, non rappresenta una minaccia né alla laicità dello Stato, né alla libertà religiosa».

LUPI: FINE DI UNA POLEMICA INUTILE
«Con la sua sentenza sul crocefisso la corte di Strasburgo pone fine all’inutile polemica sollevata in maniera strumentale da quei laicisti che vorrebbero negare il ruolo determinante del cristianesimo nella costruzione della nostra società. Al contrario, come ha stabilito la corte, esso fa parte della nostra identità e non ci Sarà Europa unita fino a quando tutti non saranno disponibili ad accettare questa evidenza». Così Maurizio Lupi, Pdl, vicepresidente della Camera dei deputati.

UNIONE ATEI: PROFONDA DELUSIONE DA STRASBURGO
«Hanno avuto contro il governo e l’opposizione, il presidente della Repubblica e quello del Consiglio, la Chiesa cattolica e quella ortodossa, nonché dieci Paesi europei. Ora che è stata pubblicata la sentenza della Grande Camera, che ribalta clamorosamente la sentenza di primo grado, la delusione è tanta». È quanto si legge in una nota dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, dopo la decisione della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo.

SCHIFANI: UNA SENTENZA CHE RAFFORZA L’INTEGRAZIONE
«Il valore simbolico del crocifisso non comprime alcuna libertà ed è espressione di una apertura alla storia, alla cultura, ad una identità arricchita dal rispetto reciproco». Così il presidente del Senato, Renato Schifani.  «La sentenza di oggi – aggiunge Schifani – è importante e positiva per i popoli, le tradizioni, le istituzioni nazionali ed europee. Rafforza processi virtuosi di pacificazione e integrazione».

CHITI: CROCIFISSO NON PUO’ ESSERE SEGNO DI DISCRIMINAZIONE
«Grande soddisfazione» è stata espressa dal vice presidente del Senato Vannino Chiti, dopo aver appreso della decisione  della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo. «La Corte -osserva Chiti – ha adottato la scelta più giusta. Il crocifisso rappresenta un simbolo religioso che è presente nella radice storica e culturale dell’Italia e di molti altri Paesi. Non contrasta in nessun modo con la libertà di religione o di educazione. Il crocifisso non può rappresentare per nessuno ragione di oppressione, costrizione o intolleranza. Per i cristiani è un simbolo di fede. Per tutti è motivo di solidarietà e amore».

SIR: VITTORIA CONTRO DERIVA NICHILISTA DELL’EUROPA
Una sentenza «articolata ed equilibrata» che «mette ordine in un quadro, quello dei diritti e delle identità, fondamentale per gli sviluppi dell’Europa, in cui sembrava acquisita una deriva in fin dei conti nichilistica». È il commento del Sir, l’agenzia di stampa della Cei. La deriva «nichilistica» denunciata dall’agenzia «non è per nulla inevitabile, come ha dimostrato peraltro il costituirsi in questo giudizio di un’ampia e qualificata serie di Stati (tra cui il più grande tra quelli aderenti al Consiglio, la Federazione Russa) e di organizzazioni non governative».

EVANGELICI: CROCIFISSO NON È SIMBOLO DI TUTTI, ITALIA POCO LAICA
Dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che riconosce al nostro Paese il diritto di esporre il crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) «si rammarica che il “caso italiano” sia stato ancora una volta occasione di una normativa eccezionale, che non realizza pienamente uno Stato laico, in cui tutti possano riconoscersi, senza discriminazione di credo religioso o altro» come previsto dall’articolo 3 della Costituzione. «I crocifissi – prosegue la nota – continueranno a essere presenti nelle aule scolastiche e nei tribunali, ma per le minoranze che hanno ricevuto i diritti civili e di culto poco più di 150 anni fa, come le chiese evangeliche, questi crocifissi non rimanderanno a una comune appartenenza ocultura italiana».


IL GIORNALE 18 MARZO 2011

Crocifisso nelle scuole, l’Italia vince la battaglia Non vìola i diritti umani

La Corte europea dei diritti dell’uomo mette la parola fine alle polemiche sui crocifissi nelle scuole. Una battaglia durata cinque anni

Strasburgo – Storica vittoria dell’Italia a Strasburgo: dopo 5 anni di dibattito la Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha infatti assolto il Paese di violare i diritti umani con la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non vìola i diritti umani. La decisione della è stata approvata con 15 voti favorevoli e due contrari. I giudici hanno accettato la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni del simbolo della religione cattolica.

Dibattito rinviato ai giudici nazionali La Corte di Strasburgo ha però osservato che non è sua competenza prendere posizione in un dibattito, quale quello sul valore del simbolo rappresentato dal crocefisso, ancora aperto all’interno del Paese tra le principali istituzioni giuridiche nazionali, il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione. Quello che è certo, comunque è che l’obbligo di presenza del crocefisso nelle aule scolastiche “non può essere ritenuto indottrinamento da parte dello Stato”. Secondo la Corte, infatti, il crocifisso “è un simbolo essenzialmente passivo” e la sua influenza sugli alunni non può essere paragonata all’attività didattica degli insegnanti.

La soddisfazione di Frattini e Vaticano “Oggi ha vinto il sentimento popolare dell’Europa – ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, protagonista in prima linea della battaglia – La decisione interpreta soprattutto la voce dei cittadini in difesa dei propri valori e della propria identità. Mi auguro che dopo questo verdetto l’Europa torni ad affrontare con lo stesso coraggio il tema della tolleranza e della libertà religiosa”. Soddisfatto anche il Vaticano, che, attraverso la sua emittente Radio Vaticana, ha commentato: “La vittoria oggi non è solo dell’Italia ma anche degli altri Paesi e di tutti coloro che ritenevano assurdo imporre la rimozione del Crocifisso dalle aule scolastiche. Resta da ricordare che parliamo della Corte che fa capo al Consiglio d’Europa, cioè l’organismo a 47 Paesi distinto dall’Unione Europea”.

Cinque anni di dibattito Una battaglia approdata alla Corte di Strasburgo il 27 luglio 2006. Allora l’avvocato Nicolò Paoletti presentò il ricorso con cui Sonia Lautsi, cittadina italiana nata finlandese, lamentò la presenza del crocifisso nelle aule della scuola pubblica frequentata dai figli, ritenendo tale presenza un’ingerenza incompatibile con la libertà di pensiero e il diritto ad un’educazione e ad un insegnamento conformi alle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori. La prima sentenza della Corte (9 novembre 2009) diede sostanzialmente ragione alla signora Lautsi, affermando la violazione da parte dell’Italia di norme fondamentali sulla libertà di pensiero, convinzione e religione e scatenando un’ondata d’indignazione. Il Governo italiano, a quel punto, ha domandato il rinvio alla Grande Chambre della Corte, ritenendo la sentenza 2009 lesiva della libertà religiosa individuale e collettiva come riconosciuta dallo Stato italiano. La Grande Camera, accettata la domanda di rinvio, ha ascoltato le parti in causa, Stato italiano e legale ricorrente, rinviando ad oggi la sua decisione definitiva. Nel merito dei contenuti giuridici, la questione è stata affrontata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini in una serie di riunioni dedicate alla riflessione sulle argomentazioni da utilizzare nel ricorso sulla sentenza Lautsi. Il titolare della Farnesina ha personalmente presieduto due riunioni interministeriali (17 dicembre 2009 e 21 gennaio 2010) che hanno consentito rispettivamente di migliorare e formalizzare la memoria difensiva con il consenso di tutti gli attori coinvolti. Frattini ha contestualmente inviato ai suoi omologhi dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa una lettera esplicativa della posizione italiana in merito alla questione come rappresentata nella memoria difensiva, presentata alla Corte, al fine di poter ricevere un sostegno non solo politico ma fattivo sul piano processuale, cioè un intervento degli Stati come ’terzì a favore dell’Italia. Hanno risposto positivamente intervenendo a favore nostro nel giudizio davanti alla Corte San Marino, Malta, Lituania, Romania, Bulgaria, Principato di Monaco, Federazione Russa, Cipro, Grecia e Armenia.


1. IL SOLE 24 ORE 14 marzo 2011

Per la Cassazione l’esposizione del crocifisso in tribunale non lede la libertà di religione
di Patrizia Maciocchi

L’esposizione del crocifisso nelle aule di tribunale non lede il principio della libertà di religione. Le sezioni unite della Cassazione (si legga la sentenza su Guida al diritto) confermano la rimozione dalla magistratura, disposta dal Csm, del giudice di Camerino che si era rifiutato di tenere le udienze in un’aula in cui era esposto il simbolo della cristianità. Un rifiuto a svolgere il proprio lavoro che era continuato anche dopo che il presidente del tribunale aveva messo a disposizione del giudice un’aula senza la croce.

Il giudice contestatore aveva chiesto di far sparire i crocifissi da tutte le aule
Il giudice contestatore aveva però bollato la soluzione come “ghettizzante” e aveva alzato il tiro chiedendo di far sparire, in nome della laicità dello stato, i crocifissi da tutte le aule di tribunale della nazione. Pretesa che – spiega il Collegio – andava oltre l’interesse soggettivo di chi la avanzava e sconfinava nel campo dei diritti altrui e degli interessi diffusi che non possono essere rivendicati da un singolo cittadino. Un altro no il magistrato lo aveva incassato sulla richiesta di esporre accanto al crocifisso la menorah ebraica. Correttamente i giudici di merito avevano rilevato che negli uffici pubblici italiani è possibile esporre soltanto il crocefisso. Per l’esposizione di qualunque altro simbolo serve, infatti, un intervento del legislatore che, al momento non c’è stato.

La presenza del simbolo cristiano non intacca la laicità dello stato
I giudici di piazza Cavour non mancano comunque di sottolineare come la presenza del simbolo cristiano, nelle scuole come nei tribunali, non intacchi il principio della laicità dello stato che non può assolutamente essere messo in dubbio. Gli ermellini ricordano in proposito che la Corte costituzionale ha «riconosciuto nella laicità un principio supremo del nostro ordinamento costituzionale». Con la sentenza di oggi i giudici di piazza Cavour confermano dunque il “licenziamento” del giudice perché ha “saltato” senza ragione quindici udienze. Il lavoratore può – conclude la Corte – rifiutarsi di prestare la sua attività se vengono violati i suoi diritti fondamentali. Ma non era questo il caso.


2. IL SOLE 24 ORE 20 MARZO 2011

I valori della persona nel simbolo del crocifisso

Non è la vittoria di una parte, è la vittoria di tutti. La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sull’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane non solo dà voce a un vasto sentire dei nostri popoli, ma ribadisce anche il principio fondamentale, decisivo per tutti, che la cultura dei diritti dell’uomo non debba mai essere pensata in contrapposizione ai fondamenti religiosi della civiltà, in particolare di una civiltà come quella europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale.

Si riconosce in questa decisione l’esercizio di una laicità autentica, che vede nel ruolo pubblico delle religioni un diritto inalienabile da rispettare, analogamente a come va rispettata la libertà religiosa dei singoli.

La sentenza riafferma poi il principio di sussidiarietà, più che mai necessario per evitare conflitti altrimenti laceranti fra globalità e identità locali: ogni paese della grande “casa europea” deve godere di un margine di discrezionalità riguardo al valore da attribuire ai simboli legati alla propria storia e alla propria identità nazionale, restando di conseguenza libero di decidere circa il luogo della loro esposizione.

Questo vale in particolare per i simboli religiosi: se così non fosse, in nome della libertà religiosa si verrebbe a limitare e persino a negare questa libertà, ignorando le specifiche e legittime identità storico-culturali, che – se adeguatamente valorizzate – diventano esse stesse garanzia dell’insieme, chiamato necessariamente a superarle.

L’esposizione del Crocifisso non è insomma indottrinamento o violazione dell’altrui libertà, ma espressione dell’identità culturale e religiosa dei paesi di tradizione cristiana, che in maniera così rilevante hanno contribuito alla nascita dell’Unione Europea, proprio in quanto ispirati dai valori che quella tradizione ci ha trasmessi, come dimostrano De Gasperi, Adenauer, Schuman, cristiani convinti e padri dell’Europa unita!

Il primo e fondamentale fra questi valori, rappresentato precisamente dal crocifisso, è quello della persona umana: che l’essere umano fosse un caso dell’universale, da trattare come numero all’interno di una pluralità da anteporgli comunque sul piano valoriale, è stata a lungo convinzione diffusa nelle diverse civiltà che si sono susseguite nella storia. Che il soggetto umano libero e consapevole sia valore inalienabile, degno di assoluto rispetto, a prescindere dalle condizioni contingenti del suo grado di cultura, di ricchezza o di possibilità, questo l’ha testimoniato e trasmesso al mondo il messaggio cristiano, in particolare a partire dalla straordinaria presa di coscienza collettiva rappresentata dai dibattiti cristologici e trinitari susseguitisi fra il IV e il V secolo della nostra era: grazie ad essi viene definito il concetto di “persona”, che riconosce in ogni soggetto umano un’irripetibile singolarità, da rispettare nei suoi diritti di coscienza e di libertà, e da promuovere nel contesto della comunità delle persone e della solidarietà verso i più deboli.


LA REPUBBLICA 18 MARZO 2011

Crocefisso, Strasburgo assolve l’Italia
“Esporlo non viola i diritti umani”

La Grande Camera assolve il nostro Paese dall’accusa di violazione della libertà religiosa di chi non è cattolico. Il ministro degli Esteri Franco Frattini: “Ha vinto difesa dell’identità”. La soddisfazione del Vaticano

Crocefisso, Strasburgo assolve l’Italia “Esporlo non viola i diritti umani”
STRASBURGO – L’Italia ha vinto la sua battaglia a Strasburgo. La Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo l’ha assolta dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche.

La Corte ha scritto la parola fine sul dossier del caso ‘Lautsi contro Italia’. Un procedimento approdato a Strasburgo il 27 luglio del 2006. Allora l’avvocato Nicolò Paoletti presentò il ricorso con cui Sonia Lautsi, cittadina italiana nata finlandese, lamentò la presenza del crocifisso nelle aule della scuola pubblica frequentata dai figli, ritenendo tale presenza un’ingerenza incompatibile con la libertà di pensiero e il diritto ad un’educazione e ad un insegnamento conformi alle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori.

La prima sentenza della Corte (9 novembre 2009) diede sostanzialmente ragione alla signora Lautsi, affermando la violazione da parte dell’Italia di norme fondamentali sulla libertà di pensiero, convinzione e religione. Il Governo italiano, a quel punto, domandò il rinvio alla Grande Chambre della Corte, ritenendo la sentenza 2009 lesiva della libertà religiosa individuale e collettiva come riconosciuta dallo Stato italiano.

Con sentenza d’appello definitiva, i giudici dell’organismo del consiglio d’europa hanno sottolineato che, mantenendo il crocifisso nelle aule della classe frequentata dai figli della donna che ha fatto ricorso, “le autorità hanno agito nei limiti della discrezionalità di cui dispone
l’italia nel quadro dei suoi obblighi di rispettare, nell’esercizio delle funzioni che assume nell’ambito dell’educazione e dell’insegnamento, il diritto dei genitori di garantire l’istruzione conformemente alle loro convinzioni religiose e filosofiche”. Il crocifisso, in particolare, non viene considerato dai giudici di strasburgo un elemento di “indottrinamento”.

“Oggi – si legge in una nota del ministro degli Esteri, Franco Frattini-  ha vinto il sentimento popolare dell’Europa. Perchè la decisione interpreta soprattutto la voce dei cittadini in difesa dei propri valori e della propria identità. Mi auguro che dopo questo verdetto l’Europa torni ad affrontare con lo stesso coraggio il tema della tolleranza e della libertà religiosa”. Esulta anche radio Vaticana che parla di vittoria dell’Italia ” e di quanti ritenevano assurda la rimozione”. Mentre la Santa Sede esprime “soddisfazione”. Si tratta, afferma il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi di una sentenza “assai impegnativa e che fa storia”.

Di opposto tenore le reazione di Massimo Albertin 1, il medico di Abano Terme che otto anni fa aveva iniziato con la moglie  la battaglia legale: “Il pronunciamento di Strasburgo mi delude molto, perchè la prima sentenza su questa vicenda era clamorosamente chiara”. Perplesso anche il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni: “Dire che il crocifisso è simbolo culturale è, a mio parere, mancargli di rispetto. E non mi ci riconosco come simbolo culturale”.


IL MESSAGGERO VENETO 19 MARZO 2011

OK DELLA CORTE COSTITUZIONE AL CROCIFISSO NELLE SCUOLE

La Corte costituzionale austriaca non ha atteso il verdetto della Corte europea per i diritti dell’uomo per pronunciarsi sulla legittimità del crocifisso nelle aule scolastiche. Ieri la “grande camera” di Strasburgo si è pronunciata sul ricorso del governo italiano contro una precedente sentenza che aveva ordinato la rimozione del simbolo della fede cristiana. Ma già due giorni prima anche i giudici costituzionali austriaci si erano espressi allo stesso modo, su un caso analogo presentatosi in Bassa Austria: il crocifisso – hanno sentenziato – può rimanere alla parete, la libertà religiosa non ne viene con ciò compromessa.

Corte europea di Strasburgo e Corte costituzionale di Vienna, ovviamente, dovevano riferirsi a principi giuridici differenti: la prima a quelli generali che riguardano il rispetto dei diritti umani, la seconda ai principi della Costituzione austriaca. E, anche se i giudici di Vienna hanno tenuto a sottolineare che la vicenda italiana e quella austriaca sul piano strettamente giuridico non hanno nulla in comune, è evidente che una sentenza di condanna della Corte europea avrebbe finito per pesare anche sulla sentenza della Corte austriaca.

Il caso in discussione in Austria riguarda un cittadino della Bassa Austria, ateo dichiarato, che aveva contestato l’esposizione del crocifisso nella scuola materna del Land frequentata dalla figlia. Aveva sostenuto il diritto di veder crescere la bambina senza condizionamenti religiosi, fino alla maggiore età, perché potesse avere “una visione più aperta del mondo” e riuscisse ad “accettare meglio il pluralismo” delle convinzioni, comprese le convinzioni religiose. Il padre aveva così rivendicato il diritto della sua famiglia alla libertà religiosa, compresa la libertà di non aderire ad alcuna religione.

Nelle scuole austriache l’esposizione del crocifisso è disciplinata dal Concordato del 1962. Diventa obbligatoria se oltre la metà degli alunni sono battezzati. Avendo il Concordato rango costituzionale, le sue norme possono essere modificate soltanto attraverso una legge costituzionale ed, essendo un trattato internazionale, deve esserci il consenso della Chiesa. I giudici della Corte costituzionale si sono richiamati a questi principi e anche al principio della “separazione tra Stato e Chiesa”, in base al quale l’esposizione della croce nelle aule non andrebbe interpretata come “preferenza dello Stato per una determinata religione”. Del resto, il crocifisso è presente anche in tutte le aule dei tribunali austriaci, ma viene considerato ormai un elemento d’arredo, senza implicazioni religiose. Quanto al fatto che i testimoni nei processi siano chiamati a giurare sul Vangelo, non viola il principio di libertà religiosa; tant’è vero che gli ebrei giurano sulla Torà e i musulmani sul Corano.

Inevitabili le reazioni alla sentenza. Soddisfatti il governatore della Bassa Austria Erwin Pröll del Partito popolare (“I giudici hanno chiarito che la fede cristiana e i valori cristiani devono essere conservati”), il leader del partito di estrema destra Heinz-Christian Strache (“La croce come simbolo della nostra tradizione e del nostro sistema di valori, che vedono al centro la libertà e la dignità umana, non deve finire nel dimenticatoio”) e il cardinale Christoph Schönborn (“La sentenza chiarisce che la croce, come altri simboli religiosi, hanno un ruolo importante nella vita pubblica”).

Critiche alla decisione della Corte sono giunte invece dai promotori di un “Referendum contro i privilegi della Chiesa”, che si sono augurati in una sconfessione da parte della Corte europea per i diritti umani. Speranza probabilmente mal riposta, dopo la sentenza pronunciata ieri anche in quella sede.


TMNews

Crocifisso/ Bagnasco: Sentenza di grande buon senso e rispetto
Passo importante anche dal punto di vista giuridico

Genova, 18 mar. (TMNews) – La sentenza della Corte di Strasburgo che ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, secondo il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, è “una sentenza importante, di grande buon senso e di grande rispetto per quelle che sono le argomentazioni che sono state presentate dal governo italiano insieme ad un numero significativo di paesi europei che hanno condiviso questa posizione”.

“Queste serie argomentazioni – ha dichiarato il presidente della Cei, questa sera a Genova a margine della messa dedicata al mondo del lavoro – sono state riconosciute nella loro validità e questo è un segno molto positivo e apprezzabile. Dall’altra parte – ha aggiunto – c’è la libertà della religione sia nel suo esercizio interiore che nel suo esercizio pubblico, nei suoi simboli, soprattutto il crocifisso che come è noto rappresenta ed esprime un insieme di valori ampiamente condivisi dalla cultura e dalla antropologia occidentale che hanno, nella dignità della persona, nella cultura dell’amore, del dono, del sacrificio, della dedizione e quindi della solidarietà, un punto fondamentale”.

“Questa sentenza – ha concluso Bagnasco – è un passo importante anche dal punto di vista giuridico perché afferma e rispetta il principio giuridico dei singoli paesi e delle singole tradizioni dei paesi europei”.

 

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Crocefisso nelle aule, Italia assoltaultima modifica: 2011-03-25T22:58:00+01:00da aimc-milano
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