L’AIMC sull’IMU alle scuole: più scuola, più scuole, per tutti!

In una fase di reale crisi, come quella che sta attraversando il nostro Paese, è doveroso che chi ha la pesante responsabilità di governo chieda sacrifici e trovi soluzioni, anche impopolari, ma necessarie nell’ottica del perseguimento del bene comune e nel supremo interesse della Repubblica.
Vi sono, però, campi che afferiscono alla persona, alla sua dignità, al suo benessere e al suo sviluppo che sono, e devono restare, intangibili. Educazione e istruzione, sanità, cultura, assistenza – in particolare ai disabili e ai minori –, sono dimensioni di civiltà per un popolo e per una Nazione. Gli ultimi provvedimenti del Governo sembrano, purtroppo, seguire una cieca e semplificatoria “logica”, dettata da esigenze di cassa legate all’immediato, piuttosto che dal cercare soluzioni forse più complesse, ma di minore impatto sociale.
L’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) considera fortemente penalizzante per l’intero sistema scolastico pubblico l’imposizione dell’Imposta MUnicipale propria (IMU) alle scuole gestite da enti non profit. Introdurre il pagamento dell’IMU per attività legate al mondo dell’educazione e istruzione non può che avere ripercussioni negative sugli alunni, ragione d’essere di ciascuna e di tutte le scuole appartenenti al sistema scolastico pubblico, così come delineato dalla Legge 62/2000 della Repubblica.
Aumentare la pressione impositiva in una congiuntura economica già difficile e complessa significa decretare l’inevitabile chiusura di molte istituzioni scolastiche paritarie, in particolare del mondo cattolico, che al pari delle statali fanno del servizio alla persona la loro ragione d’essere. La contemporanea riduzione di fondi al sistema scolastico pubblico e la richiesta di nuove tasse potrà, forse, riempire un po’ le casse, ma renderà, sicuramente, il nostro Paese più povero di fronte alle nuove generazioni e al loro futuro.

La presidenza nazionale AIMC
Roma, 6 dicembre 2012

Dai Maestri cattolici un giusto monito affinché la manovra economica sia più equa

All’AIMC nazionale è giunta la seguente dichiarazione che pubblichiamo per informazione dei nostri lettori.


 

Dichiarazione di Francesca Puglisi, Responsabile Scuola Segreteria nazionale PD


 

Condivido le affermazioni della presidenza nazionale dell’Associazione italiana maestri cattolici: a pagare una manovra economica che nulla toglie dalle tasche dei ricchi, saranno gli insegnanti italiani, i quali, prima di arrivare alla pensione, si vedranno sottratti circa 29 mila euro. Se sacrifici ci debbano essere, sarebbe giusto che pesino, innanzi tutto, su chi possiede di più, come giustamente l’Aimc ricorda, citando l’articolo 53 della Costituzione. Al di là delle contrapposizioni di partito, noi facciamo appello al governo perché sani questa ingiustizia, e renda merito a chi ogni giorno, in modo esigente e appassionato, dona il proprio tempo e le proprie capacità per educare le giovani generazioni.

 

 

Roma, 11 giugno 2010

 

11-6-10_Maestri_cattolici.pdf

Manovra del governo: pesante l’impatto sul personale della scuola statale

Il difficile momento economico-finanziario, che sta attraversando il mondo occidentale e che prefigura scenari preoccupanti, chiama il Paese intero e gli italiani a solidale corresponsabilità.

È consapevolezza comune e diffusa che alcuni sacrifici siano necessari e anche il personale della scuola, con senso di responsabilità, è disponibile a dare il proprio contributo per il risanamento del bilancio della Repubblica.

Quello che amareggia, però, è il rendersi conto – grazie anche a studi come quelli recenti svolti dall’autorevole Tuttoscuola – che al personale statale docente venga chiesto un surplus di sacrificio in un periodo già particolarmente difficile per la scuola italiana (v. tagli organici).

Il combinato del blocco fino al 2012 del contratto con quello, inaspettato, del maturato diritto di ciascun lavoratore agli scatti di anzianità appare una decisione con una portata particolarmente negativa sugli insegnanti di ogni ordine e grado. Lo stereotipo del dipendente statale con stipendi da “casta” nel campo della scuola non trova alcun reale riscontro, anzi, proprio il Ministro Gelmini in avvio di mandato, nel giugno 2008, affermò alla VII Commissione della Camera che “…questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse!”. Dall’adeguamento dei più bassi stipendi dei Paesi Ocse all’ulteriore depauperamento: per i docenti, questa contraddizione è del tutto incomprensibile!

È avvilente il constatare che, nella chiamata al sacrificio da parte dello Stato, sembra ulteriormente venir meno la considerazione della complessa funzione sociale e istituzionale degli insegnanti. Pesa, inoltre, il vedere che su altre tipologie di professionisti, con posizioni stipendiali più consistenti, la manovra governativa risulti, alla fine, meno pesante.

L’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) chiede che vengano rispettati i principi ben presenti ai nostri Padri Costituenti e ricompresi del dettato dell’art. 53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

L’incidenza della riduzione sullo stipendio di un docente statale, per mancato aumento secondo le aspettative stipendiali per anzianità, non è la stessa della riduzione su una più congrua retribuzione. Non si tratta di sindacare sull’entità degli stipendi o fare ipocrita demagogia, ma di rivendicare attenzione per il personale insegnante che, quotidianamente, serve la Repubblica nelle migliaia di aule della nostra penisola.

Confidiamo che il Parlamento e lo stesso Governo apportino sensibili modifiche affinché siano giusti e condivisibili, anche per il personale della scuola statale, i sacrifici richiesti a tutti.

 

La presidenza nazionale Aimc

 

Roma, 10 giugno 2010