Elezioni regionali febbraio 2013. Far crescere la scuola lombarda per far crescere il Paese

loghi.jpg

L’appuntamento elettorale costituisce un’occasione importante per avviare, con tutte le forze politiche in campo, un dialogo sulla scuola e sulla formazione. La crisi economica e delle realtà produttive impongono la messa a punto di strategie di investimento sul capitale umano, sui giovani, sulla forza lavoro in termini di conoscenza, ricerca e sviluppo, soprattutto in una regione, come la nostra, che si colloca in un sistema di relazioni nazionali ed internazionali altamente competitivo.
L’attenzione alle competenze regionali in materia di istruzione e formazione, alla famiglia, a quella parte di sistema di welfare chiamato a dare risposte al diritto allo studio, all’organizzazione e all’offerta formativa e al raccordo con il mondo del lavoro sono “titoli” di possibili priorità sulle quali vorremmo confrontarci in un dialogo a più voci, nella convinzione che scuola e formazione possano liberare energie per fare della scuola e della formazione il motore della ripresa, la risorsa su cui anche la nostra Regione può contare per ritornare a prospettive di crescita. Servono energie per superare i momenti di crisi. Crediamo e vogliamo una scuola che sappia sviluppare cultura, formare competenze, promuovere lavoro: capacità che la scuola può avere solo se sostenuta nella trasmissione di valori da politiche lungimiranti e di giusto respiro.

Il sistema scolastico attuale appare in grave difficoltà nell’offrire ai giovani un’effettiva occasione di apprendimento: nella nostra regione l’abbandono scolastico è ancora attorno al 17 %1. La Costituzione italiana in materia di istruzione e formazione prevede competenze dirette e concorrenti in capo alle Regioni con riferimento soprattutto alla Istruzione e Formazione professionale.
Nella nostra Regione il sistema dell’istruzione e formazione professionale ha mostrato di essere un effettivo strumento funzionale di contrasto alla dispersione, offrendo allo studente percorsi e modalità adeguati alle proprie esigenze di vita e alle proprie modalità di apprendimento e innalzando il livello medio della preparazione di base delle singole persone, così come il livello medio del capitale culturale delle generazioni più giovani.
Riteniamo che i percorsi di formazione professionale, anche attraverso la diretta esperienza lavorativa, debbano continuare a perseguire quel profilo “educativo, culturale e professionale” che favorisce in tutti gli studenti sia il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza sia la possibilità di proseguire verso percorsi di studio superiore. In questo senso è importante che nei diversi percorsi di studio/formazione, tanto la “persona che apprende” quanto la “competenza” – intesa come variabile di riferimento per i sistemi di riconoscimento, valutazione e certificazione degli apprendimenti – vengano messi al centro di ogni politica scolastica per qualificare sempre più il sistema, superando l’attuale sottovalutazione dei percorsi secondari professionalizzanti.
Per questo sarà necessario programmare itinerari formativi di livello secondario e terziario di alto grado di specializzazione, con carattere di terminalità, con metodologie didattiche induttive, 1 Dato ISTAT 2011 che partano dal saper fare per giungere alla conoscenza, unitamente a percorsi di formazione permanente per una crescita professionale lungo tutto l’arco della vita. Sarà inoltre strategico fornire alla istituzioni scolastiche e formative risorse e conoscenze per programmare opportune iniziative di orientamento.
La Legge regionale 19/2007 sul sistema educativo di istruzione e formazione, deve continuare ad essere punto di riferimento rendendo ancor più incisiva e completa la sua applicazione. In particolare, la quota capitaria per l’assegnazione delle risorse – prevista dall’art. 28 – deve continuare ad essere attuata per permettere al sistema formativo di sintonizzarsi con le esigenze dei singoli utenti e del contesto economico-sociale in cui crescono. Vanno messi a punto nuovamente i “coefficienti e criteri correttivi a vantaggio delle aree svantaggiate, nonché in relazione alla collocazione territoriale, alle caratteristiche dell’utenza e alla tipologia e qualità dell’offerta formativa”, rendendo effettivo questo principio per l’assegnazione delle risorse e perseguendo il principio costituzionale degli artt. 30 e 34, volto a rimuovere gli ostacoli di ordine economico che impediscono la libera scelta dei percorsi educativi. A questo criterio sono riconducibili anche i contributi alle scuole pubbliche non statali e alle scuole dell’infanzia inserite nel sistema pubblico integrato (L.R. 8/1999 e L. 62/2000). Il sistema delle doti (scuola, formazione, sostegno), in quanto strumento di sostegno e di potenziamento della libertà e della responsabilità educativa delle famiglie, deve essere mantenuto, sviluppato e aggiornato al fine di completare la modernizzazione del sistema di erogazione di provvidenze a sostegno del diritto allo studio e della libertà di scelta educativa, nel rispetto delle aspettative delle famiglie, delle scuole e dei centri di formazione professionale.
A fronte della crisi economica, le misure di sostegno dovranno continuare ad essere rivolte all’intera platea degli studenti del sistema pubblico integrato (scuole statali e paritarie) e per questo dovranno contare su criteri di pubblicità, trasparenza ed equità. Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla facilitazione della frequenza delle fasce deboli e alla valorizzazione dei risultati raggiunti dagli studenti più capaci.
La scuola lombarda in questi anni si è caratterizzata, in tutti gli ordini e gradi, per la sua offerta formativa, con l’ampliamento dei servizi e l’attivazione di specifici percorsi anche sperimentali. Gli interventi statali sugli organici del personale hanno messo però a rischio la possibilità di mantenere i livelli qualitativi e gestionali dell’offerta formativa. Si rende allora necessario garantire un’organizzazione scolastica funzionale allo sviluppo di tale offerta. In questo senso riteniamo che Regione Lombardia debba esercitare un ruolo propulsivo per la sollecita applicazione di quanto previsto nella Bozza di accordo Stato-Regioni del 19 giugno 2012. In particolare, all’interno di scelte che potenziano e sviluppano l’ autonomia delle istituzioni scolastiche, singole o collegate in rete, la ripartizione degli organici del personale dovrà prendere in considerazione alcuni dati di realtà: presenze di alunni stranieri, di alunni con disabilità, di tempo scuola erogato, della situazione oro-geografica. Parimenti per la Regione e le istituzioni scolastiche dovranno essere previste, con adeguati livelli di verifica, concrete possibilità di esercitare prerogative e competenze loro attribuite dalla legge, nonché percorsi istituzionali di valutazione di sistema, in sintonia con Invalsi, Indire e Enti internazionali di valutazione, in una logica di accountability.
Per mettere a punto e collaudare esperienze innovative sul piano didattico e sociale, va resa possibile la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi, finalizzati a migliorare l’economicità, l’efficienza e l’efficacia del sistema di istruzione. Secondo quanto prevede la bozza di accordo della Conferenza Stato-Regioni si tratta di attuare una politica regionale capace di trovare soluzioni organizzative che permettano la concreta attuazione di un sistema a “geometria variabile” in cui possa diventare effettivo l’esercizio dell’autonomia delle singole Regioni. In questa prospettiva va proseguita la sperimentazione in atto sul coinvolgimento degli istituti professionali di stato nella formazione professionale. Infine è necessario raccordare in maniera più stringente il rapporto scuola/mercato del lavoro.
Per aiutare l’introduzione di una virtuosa circolarità tra la formazione acquisita dai giovani e la loro occupazione, la strada obbligata è quella di far entrare il mondo del lavoro, di tutti i lavori, nel cammino di formazione dei giovani, a partire già dalle scuole secondarie di I e II grado, ma ancor più durante gli anni universitari. Per questo è fondamentale rendere obbligatori i tirocini curriculari, anticipare agli ultimi anni universitari il praticantato per le professioni che fanno riferimento a ordini e collegi professionali, potenziare l’apprendistato di alta formazione.
L’apprendistato è oggi l’unica forma possibile di lavoro organizzato, protetto e correttamente remunerato che permette, durante gli studi, di conseguire un titolo dal valore legale. Il suo potenziamento è legato anche ad un diverso equilibrio tra il trattamento retributivo e la qualità/quantità della formazione garantita dall’impresa.
Risulta infine strategico favorire parternariati, incoraggiare sponsorizzazione di scuole e centri di formazione professionale, promuovere sinergie e aggregazioni di imprese, università, scuole, istituzioni pubbliche e private di servizi e di ricerca, anche per sviluppare settori trainanti della nostra economia e incentivare la mobilità nazionale ed internazionale dei giovani della nostra regione.
Su questi temi chiediamo ai candidati alla Presidenza della Regione Lombardia un incontro per un confronto operativo.

Disma Vezzosi – AIMC Lombardia, Silvio Colombini – CISL Scuola Lombardia, Marielal Ferrante –
Diesse Lombardia, Roberto Fraccia – DiSal Lombardia, Stefano Pierantoni – UCIIM Lombardia.

 

Scarica documento

Ancora tagli alla scuola

organici-scuola-01.jpgComunicato stampa

Ancora una volta, tagli pesanti alle risorse di personale si riversano sulla scuola, minandone l’organizzazione, l’offerta formativa, il dialogo progettuale con il territorio e, di conseguenza, il suo  stesso valore istituzionale.
Quella che può sembrare una necessaria e inevitabile manovra economica di contenimento della spesa pubblica si sta configurando, nelle aule delle istituzioni scolastiche, come una situazione di emergenza. A fronte di una sempre maggiore complessità delle classi e delle difficoltà di tipo educativo e/o relazionale, si risponde con dati statistici e con raffronti nazionali e internazionali non sempre adeguatamente contestualizzati, nascondendo il grosso disagio delle comunità professionali che vedono frammentate le proposte educative a causa di orari rigidi e compressi, poco rispettosi dei tempi di apprendimento e dei ritmi di crescita di ciascun alunno.

Una comunità in grado di riconoscere gli innumerevoli bisogni delle giovani generazioni e di progettare i propri interventi per lo sviluppo di una cittadinanza sempre più consapevole, responsabile e aperta alla globalità del mondo non può condividere scelte che riducono prospettive di crescita culturale e sociale e accentuano la lontananza della scuola dai reali problemi presenti e futuri.

È tempo di verifiche e di valutazioni delle azioni messe in campo. L’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), associazione professionale di docenti e dirigenti, avverte l’esigenza, a distanza di tre anni dalla riorganizzazione della rete scolastica e dalla razionalizzazione delle risorse umane, di dare avvio a un serio e puntuale monitoraggio di ciò che sta accadendo, che chiami in causa il Ministero, le Regioni e tutti quegli interlocutori istituzionali che hanno e avranno peso nella governance territoriale. Si teme, infatti, che nel rapporto Stato/Regioni sulla materia concorrente non vi sia un piano di condivisione e di progettualità. Ne è dimostrazione il procedere per piccoli passi e per frammenti: da una parte il ricorso delle singole Regioni alla Corte Costituzionale su questa o quella situazione al fine di abrogare aspetti della normativa, dall’altra l’operazione del federalismo fiscale che apre la questione dei livelli minimi di prestazione del servizio nazionale. Tale modalità rischia di minare il sistema di istruzione e formazione, produ-cendo incongruenze e contrasti.

È tempo di porre mano alle modalità di attribuzione del personale. È urgente realizzare un’approfondita riflessione sui parametri con i quali costituire un organico funzionale d’istituto, capace di garantire alle scuole un livello accettabile di stabilità organizzativa e progettuale, mediante l’assegnazione di risorse che prenda in carico, oltre al tempo frontale curricolare, anche indici di progettazione scolastica e di complessità delle differenti realtà territoriali, valorizzando l’autonomia delle singole scuole.

È tempo di affrontare le problematiche della scuola. Occorre dare voce ai professionisti di scuola, alle loro istanze e proposte per il bene della scuola tutta.

La presidenza nazionale Aimc
Roma, 12 maggio 2011


Testo del Comunicato

Stati generali della conoscenza. Ridare futuro, speranza e fiducia al Paese

stati generali.jpgGli Stati Generali della Conoscenza, che si terranno a Roma il 17 e 18 maggio 2011, presso il Centro Congressi Frentani, via dei Frentani 4, rappresentano la prima, importante tappa di un percorso a cui i promotori intendono dare continuità, aggregando anche altri soggetti che condividono la necessità di porre al centro delle scelte politiche del paese la conoscenza come fattore primario per la democrazia e la qualità dello sviluppo.
Gli Stati Generali si apriranno con la presentazione del Documento elaborato dal Comitato Promotore, composto da  tante e diverse soggettività che in questi mesi si sono incontrate e confrontate in modo aperto, individuando significativi punti di unione.

I 4 seminari previsti costituiscono un momento importante per approfondire le prime questioni che abbiamo ritenuto prioritario affrontare attraverso modalità che valorizzino l’ascolto reciproco e l’esperienza dei protagonisti dei sistemi della conoscenza.
Nel corso dei lavori interverranno tra gli altri la prof.ssa Marianella Sclavi, esperta di metodologie partecipative,  e don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e saranno trasmessi contributi video di alcuni dei primi Firmatari dell’Appello per gli Stati Generali della Conoscenza.
Dal confronto, vorremmo emergessero delle prime soluzioni condivise,  per avviare  un cammino da continuare insieme, consapevoli del valore che oggi assume trovare spazi di confronto e proposte unitarie tra realtà diverse in una fase così difficile e delicata della vita del paese, in cui pare prevalere la ricerca dell’interesse individuale.  Siamo convinti che sia ormai diffusa un’ampia consapevolezza della necessità di invertire la tendenza al declino civile ed economico. Le forze responsabili devono unirsi attorno a un progetto alternativo che metta al centro i saperi, la ricerca, l’innovazione  per garantire un futuro ai giovani e al Paese.
In allegato il programma completo dei lavori.
ADI (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani), AGENQUADRI (Associazione di rappresentanza di quadri, professionisti ed alte professionalità), AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), ARCI, ARCI RAGAZZI, AUSER, CGD (Coordinamento Genitori Democratici), CGIL, CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti), CONPASS (Coordinamento nazionale dei professori associati), CIP (Comitato Insegnanti Precari), EDAFORUM (Forum permanente per l’educazione degli adulti), FLC CGIL, FNISM (Federazione nazionale degli Insegnanti), Fondazione Di Vittorio, LEGAMBIENTE, LEGAMBIENTE Scuola e Formazione, LEND (Lingua e Nuova Didattica), LIBERA, LINK Coordinamento Universitario, MCE (Movimento di Cooperazione Educativa), MIEAC (Movimento di impegno educativo di azione cattolica), MSAC (Movimento Studenti di Azione Cattolica), PROTEO Fare Sapere, RETE DEGLI STUDENTI, RETE DELLA CONOSCENZA, RETE 29 APRILE, TAVOLA DELLA PACE, SPI CGIL (Sindacato Pensionati Italiani CGIL), UNIONE DEGLI STUDENTI, UDU (Unione Degli Universitari), Vol.un.t.a.s. (Volontari Under 18-Transumanz e Attive e Solidali).


Programma


riferimenti ufficio stampa:


Andreina Albano 348 3419402; albano@arci.it
Linda Grimaldi 3486016619; l.grimaldi@flcgil.it

Documento AIMC e UCIIM della Regione Lombardia

I Consigli regionali delle Associazioni professionali AIMC e UCIIM di Lombardia si sono di recente incontrati per condividere, tra altre considerazioni, anche una riflessione in merito agli Orientamenti pastorali dei Vescovi per il prossimo decennio.

Il contenuto del presente intervento è il riflesso di quanto emerso in quella sede. I consiglieri regionali delle due Associazioni hanno convenuto di portare al convegno un contributo unitario, per sottolineare l’importanza delle considerazioni condivise.

Un primo approccio al testo dei Vescovi ha fatto subito emergere la necessità di darsi tempi adeguati, e non frettolosi, per la lettura, l’approfondimento, il confronto, la “metabolizzazione” del documento, onde permettere una ricezione approfondita. Quello che riteniamo necessario ed urgente è infatti l’impegno per elaborare con nuovi e diversificati significati e linguaggi l’idea di persona e di educazione che le nostre Associazioni, in sintonia con la tradizione del pensiero educativo cristiano e con la Dottrina Sociale della Chiesa, hanno elaborato e proposto negli anni della loro storia. Un messaggio che oggi si rivolge principalmente al mondo adulto in generale, ai genitori, ai docenti e ai dirigenti scolastici in particolare, affinché il vivere e l’educare in tutta la società non si fermino solo alle dimensioni delle regole di buona convivenza e al raggiungimento di  competenze comunicative, tecniche e professionali. Di fronte alla globalizzazione delle società e dei mercati e all’insorgere della nuova realtà tecnologica e multimediale, il compito educativo si fa più pregnante e arduo perché è chiamato a guardare all’umanità di ciascun uomo e di ciascuna donna in vista  della piena ed integrale formazione delle loro coscienze.

Uno sforzo di elaborazione di pensiero e di impegno culturale immerso in una  evidente difficoltà del nostro tempo: quella di non avere alcune categorie culturali condivise. La “cultura” dell’educazione è possedere prima di tutto un “pensiero” sull’educazione stessa, a partire dalla convinzione che un’educazione è necessaria per la crescita della persona e della comunità civile. Siamo consapevoli che l’idea di educazione non possa essere disgiunta dall’idea di persona, e questo può creare non poche difficoltà in un tempo, il nostro, in cui si moltiplicano i modelli e le rappresentazioni che insidiano l’idea stessa di umanità fondata sulla forza della parola e del dialogo che comunica pensiero, sentimenti e la propria fede. Per questo siamo altrettanto convinti che la ricchezza dell’antropologia cristiana possa avere numerosi punti di connessione con il pensiero di uomini e donne di buona volontà seriamente preoccupati del bene delle nostre società e dei nostri ragazzi.
È importante leggere e rileggere il Documento perché siamo chiamati proprio come adulti cristiani a porci seriamente e responsabilmente il problema delle giovani generazioni, cioè della continuità della società umana, oltre che della comunità cristiana.
Riteniamo perciò che, da adulti, un’operazione necessaria sia quella di farci promotori di cultura educativa presso altri adulti, colleghi, genitori, comunità cristiana e territoriale con i quali condividiamo la missione dell’educare e il servizio per il bene comune.
Le vie della formazione, da sempre percorse dalle nostre Associazioni, devono oggi tener conto dell’urgenza di far passare, attraverso i processi di insegnamento/apprendimento, le ragioni del vivere, le questioni di senso, modelli valoriali che possano riconsegnare ai bambini, ai ragazzi e agli adolescenti, la speranza in una vita bella oltre l’aridità e le visioni apocalittiche di tante proposte che ricevono da numerose fonti e che spesso rendono difficile anche lo stesso compito delle famiglie e della scuola.

L’educazione è un fatto relazionale e sociale, che chiama in causa anche le ragioni della cittadinanza: diventa sempre più necessario costruire un piano educativo-culturale in cui riconoscersi ed interrogarsi su come aiutare le persone a formarsi ad una presenza significativa ed educante nella scuola e nella società, allo scopo di co-operare per la formazione di cittadini consapevoli e responsabili.
Anche le nostre Amministrazioni si stanno interrogando fortemente sull’urgenza educativa: si moltiplicano nei territori i patti di corresponsabilità; nelle scuole si stipulano i contratti formativi; la Direzione Regionale, dopo un biennio dedicato allo studio del bullismo e all’individuazione di buone pratiche nelle scuole per far fronte al problema, si sta ora dedicando al tema della cittadinanza, mettendo insieme diverse forze (Associazioni, mondo ecclesiale, Istituti scolastici, …).
Occorre cercare insieme nuove risposte alle necessità emergenti, facendo i conti con le risorse che si fanno più esigue per la scuola, ma anche con le forze del territorio, degli oratori, delle associazioni di volontariato, che possono intervenire, in stretta collaborazione con la scuola, per rispondere in modo più adeguato ed articolato alle necessità delle famiglie e dei ragazzi anche per arricchire l’offerta formativa territoriale. Le nostre Associazioni professionali sono a completa disposizione per collaborare alla formazione di persone competenti per i necessari servizi in tale prospettiva.

Ciò che ci sta a cuore è:
–    pensare a tutta la scuola pubblica italiana, statale e paritaria, nella quale aiutarsi a vicenda a cercare le strade del bene, della vita buona;
–    valorizzare e diffondere la nostra esperienza associativa, ma anche vederla valorizzata, sostenuta e diffusa nella Chiesa, dalla Chiesa e per la Chiesa a tutti i livelli parrocchiali, decanali o zonali, diocesani, regionali e nazionali;
–    rilanciare la vita associativa professionale per contribuire, insieme AIMC e UCIIM, alla formazione di adulti maggiormente consapevoli del ruolo educativo e professionalmente all’altezza di una presenza di significato nelle nostre scuole;
–    recuperare la dimensione vocazionale ed educativa della nostra professione;
–    considerare gli insegnanti specialisti di religione parte attiva nelle nostre Associazioni, in quanto, a pieno titolo, professionisti di scuola che, insieme agli altri docenti, contribuiscono alla formazione integrale degli studenti e al raggiungimento delle finalità culturali, degli obiettivi educativi e di qualità del sistema scolastico italiano;
–    condividere con le varie realtà ecclesiali locali le nostre speranze e preoccupazioni per una scuola pubblica, statale o paritaria, che possa essere luogo di crescita vera per i nostri ragazzi, dove i cristiani non facciano mancare il loro contributo e la loro testimonianza;
–    poter contare su una Chiesa alleata con il mondo della scuola, compagna di viaggio di insegnanti, genitori, studenti impegnati in un cammino che ha bisogno di verità e di ragioni di senso;
–    condividere la necessità di un’attenta verifica della pastorale dell’educazione, di un accurato discernimento, per capire che cosa rafforzare e che cosa superare;
–    impegnarsi perché nei nostri territori, nel corso del decennio dedicato dalla Chiesa all’educazione, si lavori per la costruzione di un’alleanza con i genitori e con i territori attraverso la condivisione di “tavoli” dentro e fuori la Chiesa per la crescita di una cultura educativa, incarnando un atteggiamento di fiducia e di speranza.

Per tutte queste ragioni l’AIMC e l’UCIIM, mentre dichiarano la loro sintonia con i Vescovi ed esprimono gratitudine per aver messo al centro del nuovo decennio il tema dell’educazione, intesa come trasmissione di valori alle nuove generazioni per il bene comune, rinnovano la loro collaborazione con gli Uffici diocesani e con le altre Associazioni, nella Consulta regionale e nelle Consulte diocesane, e con tutti i livelli istituzionali della Regione Lombardia affinché il decennio che si apre costituisca un autentico rinnovamento delle coscienze nelle nostre Associazioni, nella società italiana e nella Chiesa.

In rappresentanza delle Associazioni AIMC e UCIIM

M. Disma Vezzosi                        Stefano Pierantoni
Presidente regionale AIMC                    Presidente regionale UCIIM

Milano, 12/02/2011

Scarica documento: AIMC E UCIIM per Convegno 12_02_2011.pdf

Educare alla vita buona del Vangelo

Sabato 12 febbraio si é svolto il Convegno Regionale della Consulta di Pastorale Scolastica della Regione Lombardia con gli interventi del Direttore Regionale Dott. Giuseppe Colosio e del Vescovo Ausiliario Mons. Luigi Stucchi sul tema delle attenzioni scolastice e pastorali nei confronti della scuola e della Chiesa Lombarda nel prossimo decennio.

La mattinata si è aperta con un cordiale saluto da parte di Mons. Vittorio Bonati, responsabile  della Consulta Pastorale per la scuola e l’IRC della Regione Lombardia, che ha delineato le propsettive e gli obiettivi in cui si inquadrava il Convegno dando lettura di un documento programmatico della Consulta.

Il primo intervento del dott. G. Colosio che ha affrontato il tema: “Scetticismo nei confronti dell’educazione” ed ha sottolineato come il processo di apprendimento rischia di essere visto unicamente dal punto di vista funzionale, rivolto agli aspetti organizzativi, mentre tende ad attenuarsi la tensione versola maturazione integrale della personalità degli studenti come fattore di orientamento di tutto il sistema scolastico.

L’orizzonte educativo della scuola è quello di dover investire sul pensiero e la capacità di ogni uomo. Questa è certamente una grande sfida che porta con se l’idea di una scuola capace di andare controcorrente rispetto ad una visione culturale e di vita legata al consumismo e alla uniformazione delle opinione e delle coscienze.

Bisogna ritrovare il gusto di riproporre cammini nuovi capaci di costruire negli allievi il senso del giudizio che oggi è andato perso a causa dell’eccessiva esposizione ai mass-media che porta all’accesso di informazioni senza nessun filtro. Bisognerebbe quindi tornare ad un insegnamento che pone al centro il pensiero critico e dia valore della figura del docente come uomo di cultura e maestro di vita. E’ da questa testimonianza che ogni stidente saprà riconoscere ciò che è: bene/male, vero/falso, invenzione/fondamento. Solo così, avremo dei giovani in grado di costruire conoscenze e non dei semplici consumatori passivi.


Il dott. Colosio conclude il suo intervento costatando come si è di fronte al rischio di una disattenzione strutturale dell’amministrazione scolastica: sembra che possiamo fare scuola a prescindere dalla preparazione degli insegnanti, quindi non si investe più sulla qualità di quest’ultimi.


Occorre quindi avere il coraggio di rilanciare la qualità dei percorsi scolastici in modo che la scuola diventi un punto di riferimento per i giovani, affinché siano aiutati a costruire conoscenze significative per andare oltre le idee correnti dominanti.

S.E. Mons. Stucchi nel suo intervento si è soffermato su un versetto della preghiera letta all’inizio: “aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto, grembo nel quale la parola diventa feconda e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio”. Ha poi ripreso  i paragrafi 8, 11, 13 del documento della CEI “EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO”indicando tre punti determinanti che evidenziano alcuni segnali per superare lo scietticismo della cultura odierna:

1. una cresciuta sensibilità per la libertà da rendere preminente l’attenzione all’educazione da vivere in una tensione comunicataria e capace di  dare un significato inetriore;

2. ritrovare quelle fonti di sapere che attraverso il tempo e le culture costituendone i veri fondamenti dell’umanità come spinte verso lo sviluppo e la crscita sociale.

3. ritrovare un rapporto ormonico tra tutte le dimensioni costitutive della persona verso un’idea di formazione integrale che sappia integrare intelligenza e affettività, corporeità e spiritualità. Il processo educativo è processo di unificazione della vita in Dio Padre.

Mons. Stucchi ha concluso il suo intervento ponendo degli interrogativi fondamentali: che cosa significa educare… in un mondo in continuo cambiamento? Quali valori e idealità da porre in primo piano nell’elaborazione di un progetto educativo? Che cosa ci sta più a cuore per il bene delle nuove generazioni? come convergere in uno sforzo educativo comune?.

L’AIMC e L’UCIIM hanno poi presentato il loro documento di riflessione in merito agli Orientamenti pastorali dei Vescovi per il prossimo decennio. Come hanno sottolineato i Presidenti Regionali Disma Vezzosi e Stefano Pierantoni Il contenuto del documento è il riflesso di quanto emerso dai consigli regionali delle due Associazioni che hanno convenuto di portare al convegno un contributo unitario, per sottolineare l’importanza delle considerazioni condivise.

In piena libertà.. chiediamo ora a voi di riflettere su queste domande e di scrivere il vostro commento sul nostro blog, per aprire uno spazio di condivisione per il bene delle nuove generazioni.

servizio civile.jpeg