L’antropologia di Bernard Lonergan

B Lonergan.pngDa “Il Mestro”, Mensile dell’AIMC, anno LXIII, n. 9 – 10, settembre – ottobre 2012

 

Con il Seminario Nazionale “Costruire il curricolo di scuola. Il contributo di Bernard Lonergan” tenutosi a di Monteortone – Abano Terme (PV) dal 26 al 28 agosto 2008, l’AIMC ha avviato un gruppo di approfondimento e di ricerca sul pensiero di Bernard Lonergan con la consulenza scientifica del Prof. Lucio Guasti. Il cammino fin qui svolto, con vari appuntamenti in Italia e in America, ha lo scopo di mettere a fuoco l’approccio degli studi del teologo canadese nel suggerire una teoria in grado di costituire un metodo generalizzato e aperto al dinamismo della coscienza, Il Metodo Empirico Generalizzato, delineando così un percorso formativo per ogni persona verso la consapevole autoappropriazione della propria capacità di comprendere.
Con il Convegno Internazionale “L’Antropologia di Bernard Lonergan. Educazione, valori e cambiamenti” svoltosi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia – 1 e 2 settembre 2011, organizzato dal Centro Interateneo per la Ricerca Didattica e la Formazione Avanzata delle Università Ca’ Foscari di Venezia, Università degli studi di Padova, Università degli Studi di Verona assieme al Servizio di formazione Permanente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e all’insegnamento di Didattica Generale della medesima sede piacentina, il percorso del gruppo AIMC si è incontrato con l’attività dei Seminari annuali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza che dal 2000 raccoglie vari gruppi di studio attivi in Italia sul pensiero del teologo canadese.

Il testo curato da Pierpaolo Triani, L’antropologia di Bernard Lonergan. Educazione, valori e cambiamento, Edizioni AIMC, raccogliendo gli Atti del Convegno, si propone di indagare sul pensiero lonerganiano al fine di comprendere, secondo Guasti (P.Triani, 2001),  se “il suo tentativo possa offrire una teoria adeguata alla revisione della cultura contemporanea e ad un’antropologia in grado di offrire una base per il percorso formativo delle nuove generazioni”.
Il contributo di riflessioni raccolte nel libro pongono in luce l’invito rivolto ad ogni persona a riappropriarsi della propria coscienza come consapevolezza della propria identità attraverso l’esperienza del conoscere che è esperienza sensoriale individuale ma insieme frutto del rapporto con gli altri e con la comunità culturale. La riflessione di Lonergan vuole mettere in luce che la capacità ed esigenza conoscitiva di ciascuno è un processo di autoappropriazione della nostra intelligenza e umanità come procedimento metodico che abilita la persona ad una formazione permanente e all’autoeducazione. Infatti in una società in cambiamento in cui occorre rinnovarsi e adattarsi ai diversi contesti e alla trasformazione dei saperi nel processo di apprendimento il metodo empirico generalizzato  rappresenta il vero valore aggiunto. Infatti oggi siamo di fronte ad una inadeguatezza di una teoria del conoscere che non sa spiegare chiaramente i metodi del senso comune come delle discipline che compongono il curricolo scolastico. L’appropriazione coscienziale costituisce la base fondamentale  che rende possibile la presa di posizione personale sul proprio modo di conoscere, sull’oggettività e sulla realtà. L’insight o intellezione risulta così centrale nel processo del conoscere perché si colloca oltre l’oggetto che si sta conoscendo per guadagnare la sua funzione nell’attività conoscitiva in quanto elemento di unità del comprendere umano.
“Scoprire l’insight, l’intellezione nell’accezione lonerganiana potrà offrire la possibilità di progettare e realizzare nuovi percorsi per l’educazione, a partire da nuove consapevolezze degli educatori e degli insegnanti, comportanti scelte metodologiche riguardanti le loro attività e quelle degli allievi.” (R. Finamore)
Con l’edizione del libro l’AIMC si colloca nel filone degli studi sul pensiero di B. Lonergan alla ricerca di elementi di qualità metodologia per l’azione formativa e lo sviluppo di approcci di ricomposizione unitaria del curricolo per superare la frammentazione e il rischio della mancanza di significato dei saperi scolastici.

Graziano Biraghi

 

Per acquistare il libro inviare una mail a aimc@aimc.it , oppure a telefonare a AIMC Nazionale 06634651-4

“Scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I gr.: problematiche istituzionali e orientamenti associativi”.

crocifisso classe.jpgA coclusione del Convegno Nazionale “Mente e cuore. Percorsi e stili dalla scuola dell’infanzia al termine del primo ciclo” tenutosi ad Acireale, Ct – Hotel Excelsior dal 19 al 20 marzo 2011 pubblichiamo alcune considerazioni in merito ai problemi istitutzionali e agli orientamenti associativi ancora aperti.

Infatti da più parti si riversano sulla scuola molte attese e richieste che disorientano operatori scolastici e utenti alle prese con il desiderio di rispondervi in modo adeguato e le incertezze derivanti dal venir meno delle risorse disponibili. Emerge sempre più l’esigenza di comprendere, in primo luogo, come vada riformulato, nel prossimo futuro, il rapporto scuola società in ordine ai seguenti elementi:
a.    apprezzamento della funzione educativa e pedagogica della scuola;
b.    rivisitazione di compiti propri della funzione formativa e didattica della scuola, tesa all’innalzamento degli apprendimenti e alla sviluppo della conoscenza;
c.    definizione delle condizioni di esercizio essenziali affinché le scuole possano fondare la loro progettualità su basi solide nel medio e lungo periodo;
d.    definizione di livelli essenziali delle prestazioni (LEP);
e.    costruzione di ambiti di incontro e di intesa tra istituzioni scolastiche e soggetti territoriali affinché si realizzi un’articolata e condivisa progettazione dell’offerta formativa.
Il secondo aspetto, che costituisce il vero nodo del processo di riforma, riguarda il compimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Occorre una nuova regolamentazione delle forme di autogoverno delle scuole utili a migliorare il loro funzionamento e a promuovere in quadro unitario la partecipazione di tutte le componenti.     

E’ importante che, mediante un sistema di democrazia pluralistica, cioè di libera iniziativa della società civile, nell’ambito delle norme generali stabilite dallo Stato, venga riconosciuta la funzione pubblica dell’opera di istruzione e di formazione scolastica – con i caratteri di trasparenza e pubblicità dei processi – ancorché appartenente ad una pluralità di soggetti quali titolari del diritto – dovere all’educazione e alla formazione.
La crescita culturale della società e la capacità espressa da più soggetti di far fronte ai bisogni formativi delle giovani generazioni richiedono che lo Stato assuma un ruolo diverso rispetto al passato con particolare riferimento all’azione:
•    di promozione e di sviluppo della cultura.
•    di garante dell’istruzione nel suo diritto di accesso, ma anche del diritto al successo formativo sia mediante l’azione legislativa con l’emanazione di norme generali; sia mediante l’attività amministrativa per rendere effettivo il diritto dovere all’istruzione; sia mediante l’attività di controllo e di valutazione al fine di monitorare e accertare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi di sistema e l’innalzamento dei livelli di apprendimenti.
•    di gestione delle scuole che esso è tenuto ad istituire per soddisfare tale diritto-dovere delle famiglie e per riconoscere e sostenere il diritto-dovere di altri soggetti.
La governante va intesa, quindi, come capacità di persone, gruppi sociali e istituzioni (pubbliche, private, terzo settore) di costruire un consenso organizzativo e una visione comune per promuovere la coesione territoriale e lo sviluppo equilibrato e sostenibile. Essa è sempre più una metodologia di costruzione delle decisioni per garantire una maggiore partecipazione  e responsabilità dei cittadini nel processo di elaborazione delle scelte educative e culturali nella scuola e in generale nell’elaborazione delle politiche nei vari settori della vita civile. Pertanto siamo di fronte alla necessità di creare maggior coerenza e integrazione tra vari settori di intervento: il legislativo, il dialogo sociale, i finanziamenti strutturali, i programmi operativi.
La strutturazione di una governace in grado di armonizzare queste presenze e competenze è oggi l’urgenza più rilevante del sistema educativo italiano non solo per superare forme di partecipazione ormai inefficaci, ma soprattutto per assicurare, a fronte della richiesta di maggior qualificazione e di un elevato livello di complessità, il governo e le presa di decisioni più adeguate in ordine:
•    alla vita e alle attività delle scuole;
•    alla valutazione e alla rendicontazione della qualità delle prestazioni e degli esiti raggiunti;
•    alla qualità del servizio reso ai cittadini.
L’accostamento del processo di autovalutazione a sistemi di valutazione esterna produce così due conseguenze:
– far evolvere i sistemi di accountability dove il valutatore esterno, a partire dalla individuazione del valore aggiunto in un intervallo di tempo, si orienta a considerare se gli indicatori di performance possono essere predittivi per il futuro e quali potrebbero essere le condizioni per il mantenimento della stessa performance.
– far progredire il modello del gestione strategica della scuola verso una visione che si traduce in obiettivi programmati secondo linee d‟azione, a cui destinare risorse e monitorare il grado di raggiungimento, oppure imparare dalle difficoltà, valorizzando al meglio i docenti, l’apporto delle famiglie, le ricchezze del territorio.
Tuttavia c’è da chiedersi, nella concretezza della realtà scolastica, come l’ambiente, il contesto di apprendimento possa essere carico di relazionalità e di significati quando il venir meno delle risorse, in modo così brusco e netto, costringe ad assetti operativi frammentati. Ora come professionisti di scuola stiamo vivendo il cambiamento solo in termini di carico di lavoro e di sguardo su quello che manca, certamente importante perché a volte ci angoscia, ci demotiva. Il problema però non si risolverà. E’ probabile che si potrà allentare la morsa dei tagli, ma sicuramente si procederà su questa strada indipendentemente dalla compagine che si succederà al  Governo.
Forse occorre cambiare l’ottica con la quale abbiamo fino ad ora pensato l’offerta formativa per passare dal rapporto curricolo-progetti/assetto organizzativo, al rapporto tra visione situata e storicizzata della formazione della persona e definizione delle priorità e dei traguardi essenziali per raggiungere la piena formazione. Da qui potrà discendere allora la definizione di percorsi curricolari e un assetto organizzativo caratterizzato da sobrietà e semplicità perché centrato su ciò che è di valore non in termini accademici, astratti o “ideologici”, ma secondo possibilità in cui la scuola svolgerà la sua parte nell’ambito di quello che viene chiamata l’educazione formale, ma non può o potrà essere l’unica risposta educativa perché altri soggetti e altre responsabilità popolano il campo educativo nell’ambito dell’educazione non-formale e di quella informale. 
La valorizzazione della centralità formativa della scuola, che rappresenta lo scopo principe dell’AIMC, richiama, senza dubbio, la necessaria attenzione alla professionalità dei docenti e dei dirigenti scolastici, affinché sia sorretta da processi di valutazione del merito e dell’impegno culturale, educativo e didattico configurato non solo all’interno di dimensioni organizzativo-istituzionali, ma anche attraverso
•    la promozione di ambiti di relazionalità sociale propria di forme associative,
•    la progettazione di ambiti di formazione e di ricerca in servizio,
•    il riconoscimento delle associazioni professionali come luoghi dove si costruisce e genera la professione stessa.

 

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C’é una bellezza che mi attrae…

beatificazione.jpgSabato 23 ottobre 2010, alle ore 10.00, nel Duomo di Vercelli, p.zza S. Eusebio,  si terrà la celebrazione del Rito di Beatificazione della Venerabile Serva di Dio suor Alfonsa Clerici appartenente alla Congregazione delle Suore del Preziosissimo Sangue di Monza. Rappresentante del Santo Padre Benedetto XVI sarà  S. Ecc. Mons. Angelo Amato. L’interesse verso la Beata Alfonsa Clerici (1860-1930) nasce dall’opera educativa che ha accompagnato tutta la sua esistenza. Maestra elementare nella scuola municipale di Lainate, paese natale, da religiosa insegnante e direttrice del Collegio del “Preziosissimo Sangue” di Monza, direttrice dell’Istituto della Provvidenza di Vercelli.

L’impegno speso per l’educazione in generale e per l’educazione scolastica in particolare la indicano come un esempio umano, professionale e spirituale che aiuta a riflettere e a rinnovare le ragioni dell’essere e del fare scuola nella società odierna. Per Lei il lasciarsi attrarre dell’amore del Signore nonha voluto dire abbandonare o distanziarsi dagli impegni, dalle preoccupazioni e dalle vicende del vivere quotidiano. Questo illumina di una luce nuova la scelta professionale invitandoci a ricercarne il senso nell’attendere ai doveri, alle relazioni con gli altri e ai lavori intrapresi con cura e profonda partecipazione affinché in ciascuno si realizzi, nell’esercizio dell’impegno e della responsabilità verso le “cose temporali” dell’insegnamento e della scuola, un autentico cammino di santificazione della persona, della propria intelligenza, della propria volontà e del proprio operare.
L’incarnazione del messaggio evangelico nella quotidianità della vita di Sr Alfonsa non si è mai tradotta in una spiritualità intimistica e chiusa, ma ha sempre riscoperto nella complessità del compito educativo il segno della presenza e della volontà del Signore.   Chi vive l’insegnamento nella scuola trova nella testimonianza di vita di Sr Alfonsa un sollecito richiamo alla responsabilità nell’esercizio della professione docente e della dirigenza scolastica, affinché la ricerca di un fondamento pedagogico e scientifico all’azione culturale e didattica non sia mai disgiunta dall’interrogarsi sull’umanità di ogni parola e di ogni gesto che accompagna la relazione educativa. L’elemento tecnico che è a fondamento della competenza professionale si deve lasciare interpellare dal significato profondo che assume l’insegnamento come donazione e come consegna della propria intelligenza, delle proprie abilità, del proprio animo, della propria persona alla crescita e allo sviluppo della personalità di bambini e di ragazzi. Infatti l’idea educativa che nasce da questo atto di donazione non si basa solo sulla trasmissione e sulla elaborazione degli oggetti della cultura, ma richiama l’importanza decisiva di concepire la professione come un cammino di trasformazione e di conversione interiore che coinvolge tutte le dimensioni della persona.

 

La sua vita –   Linee educative nella figura di Suor Alfonsa Clerici

Ragioni, significati, prospettive dell’appartenenza all’AIMC

 

Le ragioni di adesione all’Aimc non sono fondate sulle strutture organizzative dell’Associazione, ma vanno cercate nelle intenzioni, nello sforzo intellettuale e nel cuore di ciascuna persona che si accosta alla proposta associativa.

L’Aimc non è un’associazione di tipo primario che fa parte delle dinamiche quotidiane e dei beni semplici, immediati e centrati su bisogni vitali che costruiscono le relazioni tra le persone.

L’Aimc è associazione che fonda le sue radici nella professione educativa della docenza e della dirigenza scolastica e fa leva sulla responsabilità delle persone nei confronti di se stesse, dei propri familiari, delle persone che sono affidate, della società e della Repubblica. Il mandato educativo trova le basi nei diritti del professionista di scuola ad usufruire di tutte le condizioni per esercitare le attività specifiche e sviluppare le proprie competenze, ma anche dei doveri a perseguire con lealtà, solerzia e operosità i fini dell’attività stessa; ad assicurare i fini istituzionali e a realizzare ogni lavoro a regola d’arte.

Le ragioni dell’aderire all’AIMC partono dunque dall’essere lavoratore e lavoratrice nel campo educativo scolastico, inseriti in una organizzazione quale la scuola e il sistema scolastico, e pertanto mettono in gioco in primo luogo l’idea stessa di lavoro come opportunità e cammino verso cui lasciarsi educare e, al tempo stesso, educare.

 

Cosa si cerca nel lavoro di scuola e a scuola?

Il lavoro nella scuola, oggi, è ancora il più garantito anche se gli elementi di flessibilità introdotti evidenziano precarietà nel suo esercizio, sovraccarico di impegni, invecchiamento delle risorse di personale e indebolimento delle ragioni pedagogiche ed etiche.

Anche nella scuola si sentono i sintomi di un approccio al lavoro dettato da atteggiamenti strumentali, da comportamenti rinunciatari, da incapacità a rappresentarsi dentro una visione progettuale ampia, al punto che vengono a mancare prospettive lavorative attendibili e si finisce per concentrare l’attenzione sugli aspetti economici e sulle ricadute più o meno negative in ordine alla stabilità sociale e alla sicurezza dei luoghi di vita quotidiana.

E’ un problema che attraversa tutte le generazioni, ma in particolare coinvolge i giovani che, nell’incertezza verso il futuro, faticano a costruirsi un cammino di preparazione al lavoro e a spendersi per una maggior competenza nel lavoro; quindi non serve porsi delle mete, meglio guardare all’oggi e al breve tempo della vita percepita.

Le ragioni e i significati che possono spingere verso nuovi orizzonti, sono prima di tutto di tipo educativo e interpellano ciascuno di noi ad interrogarsi entro quale prospettiva ci vogliamo collocare. La domanda che ci viene posta è questa: “Il nostro operare si riduce solo alle dimensioni tecniche, di trasmissione e di elaborazione delle competenze cognitive, relazionali e metacognitive, oppure si fa carico anche di costruire e di proporre una visione progettuale orientata ad un personale progetto di vita non solo per i bambini ed i ragazzi, ma anche per gli adulti: insegnanti, dirigenti e genitori?”

Per cercare una risposta occorre, in prima istanza, far crescere la consapevolezza che il lavoro, ed in particolare il lavoro educativo, in principio si fonda su relazioni umane e sociali la cui dinamica richiede al soggetto “un nuovo spirito creativo e una nuova formazione capace di incidere non solo sugli aspetti cognitivi, ma anche espressivi, simbolici e relazionali del lavoro”… infatti non è “tanto una questione di adattamento a delle condizioni date, bensì una questione di progettualità, di innovazione, di vocazione professionale e di capacità imprenditoriali”.[1]

Si tratta quindi di cambiare l’approccio al lavoro e al lavoro educativo in particolare, affrontandolo non tanto dalla parte dei mutamenti imposti dall’economia e dagli interventi legislativi sulle strutture organizzative seppur importanti; quanto dal lato delle qualità umane delle persone e di una nuova visione centrata sulla relazione sociale, al di là di aspetti strumentali e utilitaristici. Ciò ha delle conseguenze sulle modalità di vivere l’insegnamento:

  • Da lavoro impiegatizio di applicazioni di norme, ad un lavoro che si fonda sull’autonomia didattica ed organizzativa;
  • Da un insegnamento legato alle forme delle discipline e alla rigidità di elementi burocratici, ad interventi che fanno leva sull’esperienza, la laboratorialità, i metodi attivi, la riflessività, l’autovalutazione dei soggetti;
  • Da forme di trasmissione e di elaborazione dei saperi di tipo strumentale ad approcci più espressivi e aperti alla ricerca;
  • Da azioni utili solo per l’individuo a interventi sempre più consapevoli e responsabili verso le dimensioni sociali e di sostenibilità umana e ambientale.

 

Pertanto bisogna essere consapevoli che il valore del lavoro educativo non deriva più dal monte ore di chi lo esercita, ma piuttosto dall’attenzione ai gesti che si compiono e dalle parole con cui comunichiamo; dalla creatività che caratterizza la qualità dell’insegnante e del dirigente, del prodotto e della perfezione metodologico-didattica; dallo sviluppo delle capacità e delle sensibilità umane. Si tratta in ultima analisi di valorizzare le qualità umane nel vivere il tempo a scuola per rendere significativi i processi educativi e rendere belli e eccellenti i prodotti e gli esiti finali.

Possiamo quindi dire che l’atteggiamento personale con cui ci si approccia alla professione è sollecitato da un profondo cambiamento sia sul piano oggettivo che sul piano soggettivo affinché l’identità lavorativa sia ricercata come espressione di un agire interiormente motivato, anziché costruita sulla conformità a ruoli prefissati. L’insistenza su quest’ultimi introduce dimensioni di rigidità, di individualismo e di frammentazione nei processi educativi e organizzativi. Coltivare la dimensione riflessiva e interiore del proprio lavoro aiuta a cercare nelle relazioni e in una visione reticolare dei ruoli e delle funzioni gli ambiti per sviluppare collaborazione, lavoro di gruppo, autonome capacità di cooperazione.

Si tratta di un cammino di umanizzazione e di personalizzazione del proprio impegno professionale sorretto da una continua vigilanza nel chiarire i motivi e gli scopi del proprio progetto professionale e nel desiderare una formazione continua, capace di arricchirlo e coltivarlo a proprio favore e a favore degli altri e della comunità intera.

In questi tempi aderire all’AIMC significa principalmente lavorare per una nuova cultura del lavoro educativo scolastico che vede il cammino di realizzazione di sé, delle proprie attitudini e competenze nella piena integrazione con gli altri come specifica vocazione professionale, cioè un’“impreditorialità creativa” protesa verso una prospettiva di crescita organica della persona umana secondo un processo:


  1. di umanizzazione del lavoro. Significa realizzare un compito con la massima perfezione possibile sia sul piano umano secondo competenza professionale, sia come ricerca del progetto divino nel mondo, a servizio dei fratelli; è questo un percorso di santificazione personale e delle realtà temporali per ordinale secondo Dio.


  1. di umanizzazione di se stessi nel lavoro. Significa saper vedere nel lavoro il luogo, il tempo, il mezzo del perfezionamento delle proprie qualità e aspirazioni umane. Incontrare personalmente il Cristo nel lavoro come luogo di vita ordinaria e come contenuto e contesto da santificare.


  1. di umanizzazione degli altri attraverso il lavoro. Il lavoro ha valenza inter-umana, se è ben fatto e ben eseguito e vissuto, è testimonianza attiva esempio positivo che si traduce in un aiuto concreto ed efficace per chi collabora alle varie attività e raccoglie i suoi frutti promuovendo relazioni di lealtà, di amicizia e di vicinanza.


3. Scelta educativa e professionista di scuola

Nel coltivare i tratti della sua professionalità il docente che vuole assumere la scelta educativa come dinamica costituiva della propria persona, della propria competenza e del suo essere nella scuola ha di fronte tre ambiti privilegiati e strategici.


3.1. La comunità professionale

La comunità professionale esprime unitariamente la comunanza di intenti educativi, didattici e professionali e vive le relazioni tra docenti come occasione significativa di confronto e di sviluppo professionale, di ricerca educativa e didattica, di innovazione scolastica e di approfondimento culturale e disciplinare.

Questa tensione richiede in particolare una cura della propria persona, un’idea guida per la progettazione e una condivisione di prospettive metodologiche.

a. Nei confronti dello smarrimento della tensione e della responsabilità educativa oggi è importante curare la propria crescita personale e professionale. E’ un impegno che deve caratterizzare tutti i soci Aimc e la stessa proposta formativa. Questo vuol dire:


– curare la crescita umana e spirituale della propria personalità;

– migliorare costantemente la propria competenza professionale attraverso lo studio personale, l’aggiornamento e la formazione;

– adoperarsi nella ricerca educativa per progredire verso nuovi e innovativi traguardi pedagogici, didattici, metodologici e disciplinari;

– coltivare rispetto, stima reciproca e parità di rapporti tra tutti i membri della comunità stessa, pur nella distinzione delle funzioni necessarie alla vita e all’organizzazione della scuola.


b. I docenti hanno bisogno di gustare la carica innovativa racchiusa nella progettazione didattica, se intesa come possibilità di:

– costruire un percorso di crescita;

– apprendere metodologie;

– sollecitare riflessività sulla pratica;

– favorire lo scambio di materiali didattici;

– documentare i processi;

– costruire cultura, anche attraverso temi fondamentali;

– organizzare la didattica per classi aperte, in forma cooperativa e laboratoriale;

– accogliere la valutazione come cammino di orientamento e di miglioramento continuo.


c. La dimensione tecnica racchiusa nella metodologia didattica va colta come ambito di servizio alla persona per accogliere i bisogni e gli interessi degli alunni con costante innovazione avendo a cuore:

– l’esperienza concreta da scoprire e analizzare insieme;

– l’accoglienza degli stili di vita;

– la valorizzazione delle idee e delle conoscenze spontanee degli alunni per lo sviluppo del pensiero critico;

– la valorizzazione del gioco;

– la cooperazione e l’aiuto tra pari;

– la elaborazione e la co-costruzione delle conoscenze;

– l’apertura e la partecipazione alle proposte del territorio.


3.2. La relazione educativa

La relazione educativa è il campo specifico di esercizio della vocazione educativa propria dell’insegnante e del dirigente scolastico. E’ dimensione che comprende due aspetti in interazione tra loro:

a. L’attenzione alla relazione interpersonale come cura della situazione scolastica di ciascun bambino e del suo accompagnamento con particolare attenzione a:

– dimostrare vicinanza, affabilità e buona educazione ai bambini e ai ragazzi nei vari momenti della giornata;

– valorizzare le risorse di ciascuno favorendo l’espressione, il dialogo, l’amicizia;

– esercitare un processo di osservazione attento a cogliere potenzialità, bisogni, difficoltà, oltre ciò che è manifesto, perché, insieme a tutti gli altri docenti, siano elaborate strategie di intervento e processi di personalizzazione adeguati ed efficaci.

b. la gestione della classe in chiave formativa con attenzione a:

– il clima di accoglienza e di coesione relazionale (confronto, corresponsabilità, interscambio), il supporto all’apprendimento, la cura dei materiali propri, il rispetto e la predisposizione intenzionale dei materiali di classe come elementi decisi del processo di costruzione di un ambiente efficace per l’apprendimento;

– l’aiuto e l’assistenza dell’alunno nell’affrontare gli impegni scolastici perché l’insegnante sia un punto di appoggio nel raggiungimento degli obiettivi e nella motivazione verso nuovi traguardi e aspettative più impegnative;

– l’unitarietà dell’azione didattica che deve esprimere, nell’intreccio tra aree disciplinari, discipline e competenze, i significati propri dell’intera proposta educativa.

– la valutazione orientata alla crescita umana, intellettuale e operativa della persona, sorretta da una varietà di metodi formali ed informali per osservare i progressi degli alunni.


3.3 La relazione adulta: docenti e genitori

La relazione tra genitori e docenti è un’area importante della responsabilità educativa verso le nuove generazioni da esercitare con il dialogo, l’esempio, la comunanza di intenti nell’ambito della reciprocità e distinzioni di ruoli e funzioni.

L’impegno a dare seguito ad una reale relazionalità è, nella situazione attuale, una sfida educativa che richiede di:

  1. approfondire la conoscenza e la condivisione delle idee ispiratrici del progetto educativo di scuola; della dimensione pedagogica sottesa all’attività didattica; della natura educativa delle regole della scuola;


  1. creare le condizioni per un ascolto reciproco, per uno scambio fecondo di informazioni e di consigli, per la verifica di impegni e di doveri individuali;


  1. avere modalità comunicative aperte fondate su rapporti significativi per una esauriente conoscenza della vita e del percorso scolastico del proprio figlio.

 

4. Verso processi partecipati dentro e fuori la comunità scolastica


La partecipazione veicola l’idea di responsabilità dei processi formativi nella scuola e della scuola verso gli utenti, primi fra tutti studenti e genitori, ma anche gli enti territoriali e la società in genere.

Tale responsabilità in linea generale non è mai mancata negli operatori scolastici, tuttavia oggi è forte l’esigenza di disporre di maggiori informazioni sulle modalità formative e sugli esiti dei processi scolastici non tanto in termini di controllo, quanto in termini di valorizzazione e di apprezzamento dei progressi raggiunti in vista della qualità delle competenze acquisite dagli studenti e del miglioramento della scuola.


Le istanze di trasparenza e di rendicontazione nella scuola sono ascrivibili ai seguenti tratti:

– un’istanza connaturale al ruolo e alla funzione pubblica svolta da soggetti individuali e da settori della pubblica amministrazione in rapporto alle responsabilità assunta, al mandato societario attribuito e alla missione organizzativa elaborata;

– un dovere di comunicazione e di informazione sull’operato della scuola, sui risultati conseguiti e un invito a rendere pubblici i risultati scolastici degli studenti per permettere ai portatori di interesse da una parte di sentirsi partecipi dei processi di sviluppo, dall’altra di rendere tutti i soggetti protagonisti delle scelte e delle decisioni da assumere;

– un impegno di caratterizzazione dell’identità della scuola verso l’individuazione del valore aggiunto nella formazione degli studenti;

– una modalità di regolazione dei processi verso il progressivo miglioramento dei risultati attraverso tecniche e strumenti di misurazione del valore degli esiti conseguiti dagli studenti;


Istanza, dovere, impegno identitario, modalità regolativa, processo di valorizzazione sono dimensioni che spingono ad un’attenzione ai processi educativi, formativi e gestionali della comunità scolastica, per migliorare la qualità del proprio servizio all’interno di un quadro di sistema che possa supportare il cammino verso il miglioramento.

Il problema più rilevante da affrontare riguarda il tema della responsabilizzazione rispetto ai processi di apprendimento degli alunni e al servizio scolastico da offrire alla comunità territoriale.

Rispondere a questa istanza richiede di far crescere tra i docenti e i dirigenti scolastici la consapevolezza che occorra integrare le responsabilità derivanti dalla coscienza e dalla competenza nell’operato individuale con il livello della responsabilità comune e collettiva della comunità scolastica, espressa nelle dimensioni organizzative, istituzionali e gestionali. Essa si configura non solo come semplice somma di singole responsabilità, ma come una dimensione che richiede processi specifici e, per certi versi, nuovi da alimentare e raggiungere con un’intenzionalità comune e condivisa.

Il cammino verso questo traguardo ha bisogno di essere sorretto da modelli e da strumenti specifici e adeguati, fino a far diventare la valutazione interna dell’unità scolastica, accompagnata dalla individuazione di parametri e indicatori comuni a livello nazionale su cui confrontarsi, un elemento decisivo per lo sviluppo di un sistema di rendicontazione come strategia di gestione della scuola e di creazione di valore per le attese sociali e lo sviluppo del Paese.



Graziano Biraghi




[1] Cfr. Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana (a cura di), La sfida educativa. Rapporto-proposta sull’educazione, Bari, 2009, editori Laterza, pp.91-92.

La governance della scuola

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La riforma del sistema educativo trova nell’autonomia scolastica il principale elemento di significativa novità perché coinvolge diversi ambiti (procedure, programmi, ruoli e mansioni) e configura un diverso scenario di rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini. Si sta infatti passando da scelte basate su programmi istituzionali predefiniti e governati a livello centrale, all’avvio di processi di governance che introduce un diverso rapporto tra controllo centrale e decentramento, tra standard e autonomia delle singole scuole.

1. Definizione

 

Le definizioni che seguono aiutano a cogliere il significato di alcuni termini della questione che interessano la scuola  e il governo del sistema educativo nel suo complesso.


a. “La governance è la capacità di attori, gruppi sociali e istituzioni (pubbliche, private, terzo settore) di costruire un consenso organizzativo, inteso come accordo sul contributo di ogni partner anche su una visione comune , e mira a promuovere la coesione territoriale e lo sviluppo equilibrato e sostenibile”[1]

b. Cinque principi sono alla base della buona governance e dei cambiamenti proposti nel presente Libro bianco: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia e coerenza. Ciascuno di essi è essenziale al fine d’instaurare una governance più democratica. Tali principi costituiscono il fondamento della democrazia e del principio di legalità negli Stati membri, ma si applicano a tutti i livelli di governo: globale, europeo, nazionale, regionale e locale. Essi rivestono particolare rilievo per l’Unione, se essa vuole far fronte alle sfide indicate nel capitolo precedente.[2] – Commissione della comunità europea, Governance europea. Un libro bianco, Bruxelles, 2001


c. Ambiti di governance:

– Decisioni inerenti l’ammissione degli studenti;

– Scelta dei libri di testo

– Organizzazione della didattica

– Criteri di formazione delle classi

– Valutazione degli studenti

– Sviluppo del curricolo

– Assunzione e licenziamento del personale

– Assegnazione delle risorse all’interno della scuola

– Promozione del personale

– Sviluppo della carriera nella scuola


1. Campi applicativi


a. Partenariato e sussidiarietà


La governance si configura perlopiù come una metodologia di costruzione delle decisioni per garantire una maggiore partecipazione  e responsabilità dei cittadini nel processo di elaborazione delle scelte educative e culturali nella scuola e in generale nell’elaborazione delle politiche nei vari settori della vita civile. Pertanto siamo di fronte alla necessità di creare maggior coerenza e integrazione tra vari settori di intervento: il legislativo, il dialogo sociale, i finanziamenti strutturali, i programmi operativi.

Implementare e migliorare processi di governance richiede una concertazione e integrazione degli interventi tra i vari livelli istituzionali: nazionali, regionali, locali e della società civile per assumere quei principi previsti dal libro bianco europeo:[3]

Apertura. adoperarsi attivamente per spiegare meglio, con un linguaggio accessibile e comprensibile al grande pubblico per accrescere la fiducia dei cittadini in istituzioni complesse.


Partecipazione ricerca di un’ampia partecipazione da assicurare lungo tutto il loro percorso, decisionale in modo da aumentare la fiducia nel risultato finale e nelle istituzioni – scuola


Responsabilità maggiore chiarezza nei ruoli all’interno dei processi normativi ed attuativi per assumerne la responsabilità nell’elaborazione, nell’attuazione e nella rendicontazione dei risultati.


Efficacia. Occorre produrre risultati richiesti in base a obiettivi chiari, alla valutazione del loro impatto futuro e, ove possibile, delle esperienze acquisite in passato.


Coerenza: gli interventi devono essere coerenti e di facile comprensione ciò implica una leadership e una decisa assunzione di responsabilità da parte delle scuola, così da assicurare un’impostazione coerente all’interno di un sistema complesso come ogni unità scolastica.


L’applicazione di questi cinque punti va a sostegno dei principi di proporzionalità e di sussidiarietà. Dalla prima elaborazione di una scelta o strategia di intervento fino alla sua esecuzione, la scelta del livello al quale intervenire e degli strumenti da utilizzare deve essere proporzionata agli obiettivi perseguiti. Ciò significa che quando si avvia un’iniziativa è fondamentale verificare sistematicamente (a) se un’azione pubblica è veramente necessaria, (b) se il livello in cui agiamo è quello più opportuno e (c) se le misure proposte sono proporzionate agli

obiettivi.


Nella Governace viene così privilegiata la scelta del dialogo e dell’interazione tra soggetti e livelli di governo in tutti gli ambiti territoriali. Tale orientamento è necessario in un’epoca in cui la globalizzazione, lo sviluppo delle tecnologie e la varietà di reti e di soggetti che agiscono diventano moltiplicatori di opportunità e di politiche in campo culturale, formativo e sociale. Le numerose interazioni portano così a forme reticolari di relazioni al punto da costituire la logica di sistema e la modalità di sviluppo della collaborazione interistituzionale.


b. La collaborazione interistituzionale e l’autonomia scolastica


In campo nazionale all’interno del sistema formativo l’attuazione del Titolo V ha definito una forma di governace collaborativa tra stato e regioni all’interno di un quadro di regole esclusive e concorrenti che determina competenze, ruoli e funzioni specifiche. Tuttavia i processi di riforma avviati a partire dalla Legge 53/2003 hanno rivelato varie difficoltà nell’attuazione di una governance condivisa soprattutto per le difficoltà a determinare con chiarezza il riparto delle competenze. E’ evidente che quando non è possibile una reale separazione uno dei criteri di risoluzione dei conflitti è il principio della leale collaborazione come via per affrontare ogni questione anche di carattere costituzionale.

Lo sviluppo della collaborazione a tutti i livelli e l’esercizio dell’autonomia scolastica ha bisogno anche di strumenti giuridici che valorizzino la co-determinazione dei contenuti di azioni e di atti, le dimensioni paritarie tra i soggetti, il coordinamento verso indirizzi e orientamenti comuni. In particolare attraverso intese, pareri, accordi, convenzioni, consorzi che nascono e si sviluppano dimensione di cooperazione e di coinvolgimento sinergico di più soggetti per dare più coerenza ed efficacia ad interventi organici a favore di bisogni e problemi territoriali.[4]


2. Problemi aperti


L’autonomia scolastica si configura come una delle forme più evolute di governance territoriale sia per le competenze di ordine didattico, organizzativo e finanziario di cui è titolare, sia perché al suo interno sono previsti organi di partecipazione, di cooperazione e di rappresentanza di componenti sociali dalle famiglie agli enti territoriali, agli enti locali.

La strutturazione di una governace in grado di armonizzare queste presenze e competenze è oggi l’urgenza più rilevante del sistema educativo italiano non solo per superare forme di partecipazione ormai inefficaci, ma soprattutto per assicurare, a fronte della richiesta di maggior qualificazione e di un elevato livello di complessità, il governo e le presa di decisioni più adeguate alla vita delle scuole; la rendicontazione della qualità delle prestazioni e degli esiti raggiunti e la qualità del servizio reso ai cittadini.



Graziano Biraghi



[1] Rubinacci A., Voci della scuola, Vol. VI, Napoli, 2007, ed. Tecnodid, pp.229 – 239

[2] Commissione delle Comunità Europee, La governance europea. Un libro bianco, Bruxelles, 2001

[3] Commissione delle Comunità Europee, op. cit., p. 10.

[4] Cfr. Falanga Mario, Reti, accordi di programma, consorzi delle istitutzioni scolastiche, Brescia, 2003. Ed. La Scuola; I negozi giuridici delle istituzioni scolastiche autonome, Roma, 2001, ed. Anicia